Usa, afroamericano muore in carcere: 6 agenti indagati per omicidio – VIDEO CHOC

John Neville afroamericano morto in carcere USA

Da una prigione del North Carolina lo sconvolgente video, il nuovo caso “George Floyd”: un altro uomo afroamericano che muore gridando “I can’t breathe” mentre è in custodia delle forze dell’ordine

John Elliott Neville, un uomo di 56 anni era stato arrestato lo scorso 1 dicembre con l’accusa di aggressione, la notte dell’arresto ha un malore in carcere e cade dal letto, i poliziotti nel tentativo di calmarlo e trasportarlo in una cella di isolamento, applicano durissime misure costrittive.

l’uomo è in preda ad un attacco di panico e soffre di attacchi di asma, nonostante già a terra e immobilizzato e con un sacchetto di plastica in testa, 6 agenti continuano a tenerlo bloccato tenendogli le ginocchia sul petto, mentre lui chiede aiuto e dice “non respiro” per ben 28 volte prima di perdere conoscenza, morirà poco dopo in ospedale per complicanze da asfissia compressiva.

La morte di John Neville in carcere, le immagini choc:

John Neville è nella sua cella, ha un malore ed è confuso e disorientato, arrivano alcuni agenti di sicurezza insieme ad un’infermiera, e decidono di trasportarlo in osservazione medica.

Durante il trasporto l’uomo è probabilmente in preda al panico e gli agenti decidono di immobilizzarlo buttandolo a terra .
-“Resta a terra è solo una crisi, presto starai meglio” e lui: “No, aspettate, lasciatemi andare fatemi alzare”, Neville grida implorando “Aiutatemi, aiuto” “Mamma!, aiuto…mamma!” per diverse volte.

Gli agenti continuano : “Ti devi calmare John” ma lui torna a chiedere alle guardie di spostarsi e farlo rialzare da terra. Nel video è infatti steso faccia a terra con un sacchetto di plastica in testa (pratica utilizzata nelle carceri per prevenire che i detenuti sputino in faccia agli agenti), ma Neville soffre di asma e attacchi di panico e probabilmente quel sacchetto in testa ha contribuito ad aggravare il suo stato di salute e la confusione mentale.

Alla fine è ammanettato con mani e piedi legati, lo mettono su una sedia a rotelle per trasportarlo finalmente in osservazione. Un agente gli chiede se sta bene e lui risponde “ No, vi prego aiutatemi”, arriva un’infermiera che gli misura la pressione gli chiede se sa dove si trova e lui risponde di no, mentre continua a ripetere: “Aiutatemi, qualcuno mi aiuti” davanti al personale medico.
Poi lo trasportano all’interno di un’altra cella, dove è di nuovo a terra gli agenti apparentemente lo stanno ammanettando di nuovo mentre lui grida: “Aiutatemi, mi fanno male i polsi, non respiro” si sente un agente che gli risponde: “posso sentirti, e se stai parlando significa che puoi respirare”.

John Neville continuerà a gridare “Lasciatemi andare per favore, non riesco a respirare” per ben 28 volte, fino a che la sua voce non si fa sempre più flebile , smette di parlare e di muoversi, ha perso conoscenza. Un’infermiera gli misurerà il polso e verrà trasportato urgentemente in ospedale dove muore poco dopo. L’autopsia conferma: asfissia compressiva. I 6 agenti sono indagati per omicidio colposo.

Lo scorso 4 Agosto un giudice della Contea di Forsyth, su richiesta della famiglia di John Neville, decide di rendere pubbliche le terribili immagini riprese dalle telecamere di sicurezza, che hanno provocato profonda indignazione da parte dell’opinione pubblica in merito ai soliti metodi aggressivi e oppressivi usati dalle forze dell’ordine nei confronti di cittadini afroamericani; dopo la divulgazione del video da parte del canale Tv WXII , molti hanno già commentato dicendo che questo sarà il nuovo caso “George Floyd”. La richiesta di giustizia per John Elliott Neville è solo l’ultimo di tanti vergognosi episodi che si aggiungono al coro di protesta del movimento Black Lives Matter contro il razzismo e la violenza da parte della polizia americana.

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