Il 10 giugno scorso è uscito “Nonostante“, il nuovo singolo di Guido Seregni, cantautore – o per meglio dire “canzonatore” – lombardo. Nato nella provincia di Monza e Brianza, Guido Seregni si definisce un cantautore atipico, un canzonatore per l’appunto. “Nonostante” segna il passaggio a una nuova maturità artistica del giovane artista ed è ascoltabile su YouTube, Spotify, Prime Music, Apple Music. In occasione della sua uscita, la redazione di Futuranews ha voluto intervistarlo per scoprire la genesi del brano musicale.
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Guido Seregni: intervista al “canzonatore”
Guido, come nasce il singolo “Nonostante” e con quale scopo ?
Nonostante è un concetto che mi girava nella testa da parecchio tempo. Avevo in mente questa idea dove mi piaceva parlare, sì, d’amore ma che parlasse anche della società in cui stiamo vivendo. Voleva essere una canzone d’amore ma, allo stesso tempo, con un impronta sociale. Avevo già una bozza di testo che però non mi convinceva del tutto, per cui approfittando del primissimo lockdown ho dedicato più tempo alla scrittura e allo sviluppo del testo finché non è diventato soddisfacente. Per quanto riguarda lo scopo, posso dire che non ce ne sono altri se non quello di esprimersi per emozionare…ed emozionarsi.
La tua, dicevamo, è una canzone evidentemente d’amore ma si può dire diversa dalle canzoni a cui siamo abituati. Come narri l’amore in “Nonostante”?
L’Amore viene visto come un’ancora di salvezza, che si tratti dell’amore per un uomo, per una donna o per una passione. Può essere ciò che può salvarci da tutto quello che accade all’esterno, non solo da ciò che abbiamo vissuto negli ultimi anni ma anche in questo ultimo periodo, proprio partendo da noi stessi, dal nostro piccolo mondo. Sono cose a cui noi purtroppo non possiamo porre rimedio e quindi nell’amore possiamo trovare il rimedio per contrastare tutto questo.
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“Nonostante” non è però il tuo primo singolo. In che modo questo brano si inserisce nelle (o si discosta dalle ) tue precedenti produzioni?
Diciamo che le mie canzoni seguono tendenzialmente due filoni: uno, legato alle mie canzoni più divertenti, quelle su me stesso o su quello che mi circonda oppure sul sociale come “Che pena” o “Non fa niente“; l’altro è quello delle ballate, posso citare “Certe cose”, una ballata molto intima e riflessiva. “Nonostante” sicuramente va a inserirsi in quest’ultimo filone dove non c’è solo la canzone d’amore come dedica fine a se stessa ma spazia un po’ di più su varie riflessioni.
Gli ultimi anni – come anche emerso anche dalla tua risposta di poco fa – hanno inevitabilmente stravolto la vita di ciascuno di noi. Come ha impattato la pandemia sul tuo modo di fare musica oltre che, naturalmente, nella tua vita quotidiana?
Guarda, posso rispondere subito alla domanda sull’impatto della pandemia nella mia vita quotidiana: paradossalmente è stato positivo perché ho avuto modo di potermi fermare e concentrarmi dato che c’erano così tante ore libere. Mi sono dedicato alla scrittura e ho ricreato un mio piccolo studio in casa, ho realizzato così meglio i provini per i miei brani. Considerato che il tempo ci costringeva a casa e l’alternativa era annoiarmi, ho provato ad impiegare il mio tempo in questo anche perché – e non sono certo il primo a dirlo! – dal punto di vista dei concerti live si è dovuto fermare anche lì tutto. Sotto questo punto di vista, invece, è stato decisamente negativo, non incontrare il pubblico, non esibirmi.
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Veniamo ora un po’ a te. Tu ti definisci un “canzonatore”: che cosa vuol dire?
Beh, sì, diciamo che tutto è partito un po’ per divertimento, quando dovevo mettere una parolina, una frase nelle bio per i social. Non mi andava di mettere “cantautore” o roba del genere. Visto che, comunque, nella mia musica c’è sempre un riferimento alle ballate, mi è nata questa parola anche perché, in effetti, c’è sempre questa vena un po’ canzonatoria. Alla fine, divertiva non solo me ma anche chi la leggeva perciò ho deciso di lasciarla!
Un’ultima domanda: che messaggio vorresti mandare non solo alla generazione, ma all’intero mondo contemporaneo?
Ti rispondo con una frase emblematica del singolo: “ci vuole più coraggio a far l’amore che a lottare”. È più comodo trovare un nemico anziché “fare l’amore”, non solo inteso come atto fisico ma chiaramente nel senso più ampio di costruirlo. Anche sui social, è più facile il commento negativo, in senso offensivo. Quando si tratta di costruire un legame con un’altra persona, capirla, accettarne i difetti, le difficoltà o analizzarne una situazione, è sempre più difficile. In questo senso, “ci vuole più coraggio a far l’amore che a lottare”: se di messaggio si può parlare, credo sia questo.
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