Federica Mottola: “Spero di avere sempre tanti piccoli sogni da coltivare”

federica mottola

Federica Mottola ha una voce potente, coinvolgente e allo stesso tempo semplice, che ti rapisce quando l’ascolti. Oltre a essere cantante e insegnante di canto è una persona divertente, dotata di una spiccata ironia. Abbiamo chiacchierato della sua musica e dei suoi progetti…

Di cosa ti occupi principalmente?

“In qualche modo la musica occupa buona parte del mio tempo, perché la mia attività principale è insegnare musica e canto anche se la parola insegnare non mi piace molto. Diciamo che mi diverto a fare musica cercando di trasmettere quello che so e di imparare a mia volta da chi mi fa il regalo di affidarmi parte del suo tempo. Svolgo la mia attività presso la scuola ‘Ascoltando i bambini’, con la quale collaboro da circa 10 anni e dove ho fondato un coro di piccolissimi, dai 5 anni in su. Collaboro poi da alcuni anni con la ‘M.A.D. School’ come docente. Inoltre attualmente svolgo il lavoro di insegnante di sostegno che mi consente di mettere in pratica, in situazioni difficili, le risorse e gli strumenti legati alla comunicazione musicale”.

Fai parte di un coro gospel…

“Sì, il ‘Peter’s gospel Choir’. Si tratta della prima realtà corale gospel a Napoli e la sua nascita risale al ’98. È stato fondato, tra gli altri, da Fausta e Giorgio Molfini. È stato negli anni, ed è ancora, un riferimento nel gospel nazionale”.

Da quanto tempo canti nel coro?

“Sono nel coro da dieci anni. La direttrice è Fausta, lo è stato prima Giorgio. Diciamo che non c’è un ruolo particolare: sono sicuramente una delle più vecchie attualmente e mi lega un grande rapporto di stima e amicizia con Fausta. Collaboriamo tutti in qualche modo agli arrangiamenti vocali. C’è molta collaborazione anche se il deus ex machina è Giorgio Molfini per quel che concerne l’aspetto musicale”.

Proponete canzoni del repertorio classico gospel e anche qualcosa di nuovo scritto da voi?

“Sì ci sono degli inediti ma anche reinterpretazioni di brani appartenenti alla tradizione del gospel sia tradizionale che contemporaneo e abbiamo avuto anche una parentesi pop”.

Fate anche i brani alla ‘Sister Act’ (risate)?

“(Risate) Quelli proprio non ci sono mai capitati, almeno per il momento. In realtà alcuni brani considerati gospel, tipo quelli, non lo sono. A noi piace anche fare altro, di base sosteniamo il valore aggiunto del cantare in coro. Recentemente abbiamo fatto un bel medley ispirato a Jesus Christ Superstar, sull’amicizia con vari pezzi famosi della cultura pop dedicati a quel tema: l’idea è mandare dei messaggi positivi, di speranza e amore”. 

Mi fai qualche nome di alcune canzoni del medley?

“Nel medley andiamo dai Queen ai Red Hot Chili Peppers a Stevie Wonder e Dionne Worwick ed Elton John con ‘That’s what friends are for’ ai Beatles”.

Non appena finisce la quarantena quando possiamo venire a vedervi?

“In genere il periodo più ricco di date è quello natalizio, speriamo che per allora sia tutto a posto. A Natale scorso abbiamo fatto un concerto molto importante perché abbiamo diviso il palco con musicisti napoletani fortissimi che ci hanno accompagnato live e con il mio coro dei piccoli che ti dicevo prima, che si chiama “Be Choir”. Per me ha rappresentato qualcosa di molto importante perché è stato il concretizzarsi di quella continuità tra i piccoli cantanti e quelli che del canto o della musica hanno fatto la propria scelta. Rappresenta continuità tra le mie due anime, quella di cantante, insegnante e direttrice. Un po’ come essere tra il bambino e l’adulto”.

Dov’è la sede della scuola di canto per i bambini?

“È una scuola che si trova a Massa di Somma ed è una scuola tradizionale, elementare e medie. Da quando sono piccolissimi hanno come materia anche il canto, quindi crescono cantando”.

Chi sono i Panda Rey? Ho trovato un video su Youtube in cui canti e suoni con loro…

“I Panda Rey sono il mio primo gruppo con cui ho fatto delle cose belle nonché sono fra i miei più cari amici, amici fraterni. Al momento il gruppo è in stand by per motivi di trasferimento di alcuni fuori Napoli. Riarrangiavamo tutto, qualsiasi cosa ci passasse per la testa, in chiave folk. Folk inteso in senso ampio: dal Brasile al Portogallo passando per Napoli. Usando strumenti appartenenti a varie tradizioni, mandolino e mandoloncello, congas, percussioni brasiliane. Io suonavo mille strumentini. Speriamo nei prossimi giorni di fare una reunion. Ora che tutti stanno facendo queste reunion online durante la quarantena”.

A proposito, da solista hai fatto esibizioni durante questa quarantena?

“Ho registrato qualche video: uno in particolare è uno dei miei brani preferiti, tratto da da ‘Jesus Christ Superstar’.  Invece quando mi sono esibita al Vomero ultimamente ero con Angiolo Pierantoni, amico, nonché compagno di scuola, con cui formo un duo, i ‘Summer of Love acoustic duo’ (cliccando qui c’è la pagina Facebook). Do così spazio alla mia anima hippie e ripercorriamo la musica rock del periodo degli anni ’60-’70, West Coast, Beat Generation ecc.

Suoni anche il piano e la chitarra oltre a cantare?

“Io dico sempre che canto abbastanza bene e suono tutto male. Ho studiato piano da piccola e un po’ da grande, al conservatorio, ho sostenuto esamini di piano ma mi ci metto da sola, così come con il piano così con la chitarra, l’ukulele, le percussioni… ‘mi votto’.

Scrivi canzoni?

“Sì, da sempre”.

E le canti?

“Ho sempre avuto una certa ritrosia nella condivisione”.

Perché?

“Proprio adesso sto cominciando a sciogliere questo nodo e a lavorare seriamente sul mio progetto. Perché cantare canzoni proprie vuol dire mettersi a nudo e, soprattutto, era importante trovare per me persone che condividessero il mio modo di sentire la musica. E poi ci vuole un tempo per farlo ed io sono una che fa mille cose. Ora è arrivato il momento di fermarmi e dedicarmi ai miei brani e fare finalmente il disco che vorrei fare da sempre”. 

Puoi dirmi qualcosina dei tuoi testi?

“La difficoltà è stata ed è quella di conciliare la pesantezza che mi contraddistingue, sai la canzone d’amore, il testo romantico, le emozioni forti (dico sempre che sono una che ‘soffre molto’, soffrivo un sacco già a 13 anni) con l’aspetto fondamentale e imprescindibile che mi contraddistingue che è l’ironia. Ti posso fare anche una citazione di uno dei miei scrittori preferiti, Queneau: ‘L’umorismo è un modo di scrostare i grandi sentimenti della loro idiozia’. I miei testi sono così o almeno vorrei che lo fossero. Sono sempre stata una persona molto riflessiva, contorta, passionale, va’ . Comunque in realtà siamo ancora in una fase embrionale quindi non so effettivamente cosa rientrerà nel cosiddetto progetto”.

Quindi i tuoi testi parlano d’amore o dei problemi della vita con ironia?

“Non necessariamente. Ci sono entrambi gli aspetti in realtà, è così difficile da definire, non saprei, magari io ci vedo una vena ironica in un testo che un altro non coglie sicuramente nel mio modo di essere. L’ironia è un tratto abbastanza importante, non so ancora se e come risalterà dai brani”.

Penso che gli artisti dicano quello che vogliono con uno scritto, una canzone o un quadro, e poi il pubblico li interpreta come vuole…

“Sì, anch’io lo penso e onestamente non mi pongo molto il problema. Cioè quando tanti aspettano il tuo progetto ci sta un quantitativo di aspettativa ma se ti metti a pensare, non combini più niente. Credo nella sincerità, sarò sincera e quello che sarà, sarà. Credo molto anche nel potere evocativo di un testo, di una melodia. Del creare suggestioni, suggerire emozioni, scorci di vita, passaggi”.

Succede con le cose belle di interpretare a proprio modo, se uno propone sciocchezze allora non c’è molto spazio per l’interpretazione…

“Dipende cosa intendi per sciocchezze”.

Ad esempio i testi di canzoni d’amore ovvie, come, non saprei, un Gigi D’Alessio…

“Va be’ ma quelli sono costruiti a tavolino. Secondo me esiste proprio un generatore automatico di canzoni neomelodiche”

(Grasse risate).

A parte il disco che farai, hai altri progetti per il prossimo futuro?

“Continuare a vivere nella musica e continuare a condividerla con le persone che amo. Come progetti te ne ho già detto uno importantissimo, per il resto fammi tenere un po’ di suspense. Così te lo dico durante la prossima intervista”.

Il sogno più grande di Federica Mottola?  

“Ua’, una domandina”.

(Risate) È la mia domanda di culto, dovevo fartela per forza.

“Mi hai messo in crisi… Il disco sicuramente è un grande sogno per me ma se parliamo di sogno più in generale, il mio sogno è continuare a vivere nella musica ma quello più che un sogno grande è un insieme di piccoli sogni che si rinnovano giorno per giorno. Ecco, spero di avere per sempre tanti piccoli sogni da coltivare, questo è il mio sogno”. 

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