Il Rione “geniale”: la periferia con lo sguardo di Elena Ferrante

Il romanzo "L'amica geniale" ha consacrato la scrittrice Elena Ferrante - così come conosciuta con il suo pseudonimo - nel novero delle dieci scrittrici più amate al mondo
Rione geniale Elena Ferrante L'Amica geniale

Quando si pensa ad Elena Ferrante, c’è un titolo, su tutti, che affiora alla memoria: L’amica geniale. Eppure, il tanto chiacchierato romanzo della pseudo-scrittrice di origine napoletane non è il primo. Tutt’altro.

La Ferrante esordisce con L’amore molesto (1992), opera dalla quale Mario Martone trae l’omonimo film nel 1995; nel 2002 sarà il successivo romanzo, I giorni dell’abbandono, a fornire l’ispirazione a Roberto Faenza e a far concorrere la pellicola cinematografica con lo stesso titolo alla 62° Mostra del Cinema di Venezia. Infine, nel 2006, viene pubblicato il romanzo La figlia oscura che, insieme ai già citati romanzi, converge – nel 2012 – nella trilogia Cronache del mal d’amore.

Eppure, è proprio con L’amica geniale che il mondo sembra scoprire l’esistenza-essenza della scrittrice: My Brilliant Friend (nome dell’opera così tradotta in inglese) viene pubblicato in cinquantadue paesi e tradotto in oltre quaranta lingue, incluso arabo, russo, polacco e svedese.

I romanzi ripercorrono le vicende  di due amiche – Raffaella Cerullo, detta Lila, e Elena Greco, detta Lenù – caratterizzate univocamente da un forte piglio e da un’innata intelligenza ma distinte dalla classe sociale di appartenenza, aspetto che decreterà le sorti stesse delle giovani protagoniste.

La prima, infatti, figlia del calzolaio Fernando Cerullo, sarà costretta ad abbandonare gli studi a causa delle impossibilità economiche della famiglia e del rigido sistema patriarcale che la sorregge; la seconda, figlia di un impiegato del comune, Vittorio Greco, avrà la possibilità di proseguire gli studi fino alla laurea e costruirsi una rispettabile carriera lavorativa.

Decretare le cause del successo del quarto romanzo – nonché seconda serie di volumi – sarebbe forse un’impresa troppo ardua da affrontare qui, pertanto ci limiteremo ad analizzare uno degli elementi chiave del romanzo e che, forse, a ben guardare, costituisce un punto di forza del successo tanto del medium cartaceo quanto della trasposizione televisiva: il Rione.

L’elemento chiave: il Rione

Lila e Lenù adult
Lila e Lenù in una scena della serie (Foto da Instagram @fremantle)

Tanto chi ha letto quanto chi ha fruito dell’opera televisiva sa che il Rione è molto più che l’ambientazione dei romanzi. Nel pieno arco narrativo costituito dalla tetralogia, infatti, esso costituisce il fulcro della vita sociale dei personaggi: in esso li vediamo muoversi (pensiamo a Lila e Lenù bambine), da esso allontanarsi (Lenù in vacanza a Ischia, Lenù che studia prima al liceo, poi all’Università), a esso ritornare. Con parere non troppo azzardato, si può dire che il reale protagonista dell’intero racconto sia effettivamente lui.

Anzi, di più: è egli stesso il “burattinaio” che muove i fili delle storie dei singoli personaggi, li intrica e li districa, li converge e li diverge per cui ciascuno, allo stesso tempo, non può che provare il sentimento contrastante di staccarsi e ritornare, come guidati da un’inspiegabile nostalgheia.

La periferia di Elena Ferrante, un quartiere Est del capoluogo campano, è da un lato il degradante quartiere popolato da persone del più basso ceto sociale, dove la violenza sembra essere l’unica  risposta ai conflitti interni; dall’altro è l’elemento che dà sfogo a quello spirito di sopravvivenza (o “arte di arrangiarsi” alla maniera napoletana, che dir si voglia)  che anima i personaggi.

Il confine tra ciò che è dentro (il mondo conosciuto e sicuro dei personaggi) e ciò che è fuori (la libertà ma anche l’ignoto) è rappresentato dal sottopasso, quello che Lila e Lenù ancora bambine attraversano correndo e superato il quale la prima delle due prova un improvviso e irrimediabile senso di smarrimento: è il primo segnale della smarginatura, la perdita di ogni punto di riferimento.

Il Rione, quindi, è a tutti gli effetti il protagonista – dei romanzi: non ne viene mai menzionato il nome eppure la sua presenza c’è ed è incombente, determina le scelte dei personaggi, le partenze e i ritorni a dimostrazione che per quanto si possa correre lontano, non sarà mai possibile recidere le proprie radici.

 

Consigli di lettura:

  1. Ferrante, Cronache del mal d’amore (L’amore molesto, I giorni dell’abbandono, La figlia oscura): edizioni E/O, 2016.
  2. Ferrante, L’amica geniale : edizioni e/o, 2012.
  3. Pagano, F.Russo, I luoghi dell’amica geniale. La memoria scomparsa: Youcanprint, 2019.

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