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VIDEO allarme del Wwf: “Il 68% della fauna selvatica è scomparso”, l’ecocidio favorisce le pandemie

Leopardo Amur una delle specie quasi scomparse

Il report mostra come l’uomo stia distruggendo l’ecosistema terrestre in modo talmente rapido, da far diminuire di due terzi la popolazione di animali selvatici

Il Living Planet Index è un report che mostra i dati annuali sulla popolazione di fauna selvatica presente al mondo, quest’anno i dati sono allarmanti e mostrano che l’uomo sta compiendo un vero e proprio ecocidio che ha già decimato negli anni gli ecosistemi, si stima che almeno due terzi degli animali selvatici ma anche molte specie vegetali siano andate perse in meno di 50 anni. La denuncia arriva dal Wwf che nello studio effettuato mostra anche come chiaramente la distruzione della natura stia favorendo il diffondersi di nuovi virus e pandemie, minacciando non solo la vita animale ma anche quella umana: “in meno di mezzo secolo, le popolazioni globali di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci hanno subito un calo medio di due terzi, in gran parte a causa della stessa distruzione ambientale – come la deforestazione, l’agricoltura non sostenibile e il commercio illegale di fauna selvatica – che contribuisce alle epidemie di virus come Covid-19

La popolazione umana è in crescita, aumentano i consumi e lo sfruttamento delle risorse sta facendo scomparire la fauna molto più velocemente del previsto, la dichiarazione del direttore generale di Wwf international Marco Lambertini nel presentare il rapporto sottolinea l’urgente necessità di invertire la rotta poichè la nostra stessa salute e sopravvivenza sono direttamente coinvolte nel disastro ambientale: “questo grave calo delle popolazioni di specie selvatiche è un indicatore che la natura si sta sgretolando e che il nostro pianeta sta facendo lampeggiare segnali di allarme rossi di guasto dei sistemi. Dal pesce nei nostri oceani e nei nostri fiumi alle api che svolgono un ruolo cruciale nella nostra produzione agricola, il declino della fauna selvatica influisce direttamente sulla nutrizione, sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di miliardi di persone. Nel mezzo di una pandemia globale, ora è più importante che mai intraprendere un’azione globale coordinata e senza precedenti per fermare e iniziare a invertire la perdita di biodiversità e delle popolazioni di fauna selvatica in tutto il mondo entro la fine del decennio, e proteggere la nostra salute futura e il nostro sostentamento. La nostra stessa sopravvivenza dipende sempre più da questo”.

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Lo studio del Wwf, quali sono le specie più a rischio

Fauna a rischio estinzione
Fauna a rischio estinzione (foto dal web)

Secondo lo studio a subirne le peggiori conseguenze sono alcune specie che erano già a rischio estinzione, ciò è dovuto ai danni della deforestazione, della produzione globale di cibo industriale, del bracconaggio e traffico di animali selvatici a scopo alimentare. Come il pappagallo grigio africano, che nel Ghana sud occidentale ha ormai perso del tutto il suo habitat a causa della crescente richiesta di uccelli selvatici che vengono catturati e messi in commercio illegalmente, questo ne ha fatto ridurre la popolazione del 99%. Anche il gorilla di pianura orientale ha perso l’87% degli esemplari che erano presenti sul territorio del Congo e la principale minaccia per questa specie è il bracconaggio. Un drammatico calo anche per i vertebrati d’acqua dolce, l’84% della fauna selvatica acquatica sta scomparendo e continua con una velocità del 4% annuo, ne è un esempio lo storione cinese che dopo lo sbarramento artificiale del fiume Yangze in Cina ha visto diminuire il numero di elementi presenti del 97%. E questi esempi sono solo alcuni tra i più gravi in termini di statistica, ma attualmente si contano almeno altre 515 specie in via di estinzione, tra cui molte con meno di 1000 esemplari rimasti, ed il processo sembra essere irreversibile.

Con numeri del genere è assolutamente necessaria un’inversione di rotta rapida che possa far cessare l’inevitabile declino di tutto il pianeta, l’uomo sta arrecando un danno catastrofico all’ecosistema naturale, che se dovesse continuare ad accelerare in questo modo potrebbe portare all’estinzione di massa delle biodiversità.

Cambiare è possibile ma bisogna agire in fretta, il Wwf si augura che possano essere prese decisioni in merito presentando lo studio alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove i leader mondiali riuniti virtualmente per discutere sugli obiettivi di sviluppo, potranno contribuire a cooperare per trovare una soluzione ed arginare il fenomeno, promuovendo azioni per la conservazione come istituire aree protette, soprattutto in habitat unici e preziosi come il circolo polare artico o la foresta amazzonica, ridurre la deforestazione e sensibilizzare le popolazioni ad una alimentazione più sostenibile. Tutto ciò è fondamentale per risanare e ristabilire il rapporto tra uomo e natura che come sostiene il presidente Lambertini: “sarà la chiave per la sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni di fauna selvatica, piante e insetti e dell’insieme della natura, inclusa l’umanità”. Non è mai stato così necessario.

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