Bonus Inps, la furbetta Murelli lo definiva “un’elemosina”: domani tutti gli altri nomi – VIDEO

Furbetti bonus Inps, Elena Murelli

Continua lo scandalo “Furbetti del Bonus”, tra le scuse più fantasiose dei parlamentari e le accuse al presidente INPS. Ora c’è l’ok del Garante Privacy, domani saranno resi noti tutti gli altri nomi

Il Garante per la Privacy ha acconsentito alla pubblicazione di tutti i nomi dei politici “furbetti” che hanno richiesto e intascato il Bonus Inps da 600 euro previsto per aiutare le partite iva in difficoltà, la richiesta ufficiale è arrivata ieri da Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, annunciando su Facebook che nella giornata di Venerdì 14 Agosto, alle ore 12, la Commissione Lavoro della Camera sarà in videoconferenza con il presidente dell’INPS Pasquale Tridico che riferirà i dettagli per far luce sulla vicenda, fornendo tutti i nomi e rispondendo anche alle eventuali domande dei parlamentari.

Bonus Inps, la pubblicazione dei nomi dei parlamentari non viola la privacy

Pasquale Tridico presidente INPS
Pasquale Tridico presidente INPS (foto dal web)

Dopo le numerose opposizioni di molti politici secondo i quali l’INPS nel rendere noti i nomi avrebbe violato lo stato di diritto in quanto il bonus sarebbe stato richiesto in piena conformità , poiché inizialmente la domanda non prevedeva un tetto di reddito, salvo poi effettuare opportuni controlli, l’Autorità per la protezione dei dati personali nei giorni scorsi ha comunque dato l’ok tramite un comunicato, a rendere noti tutti i nomi affermando che in questi casi la privacy personale non è d’ostacolo, infatti lo è solo nel caso quando in cui dai dati si possa evincere una condizione di disagio economico e sociale dell’interessato, quindi è perfettamente lecita la pubblicazione dei nomi, sostenuta anche dalla funzione di carica pubblica che tali soggetti esercitano, nell’interesse dei cittadini.

Sono anche molti i parlamentari che in queste ore stanno firmando un documento di “rinuncia alla privacy” per rendere noti i propri dati e dimostrare di non avere nulla da nascondere, Il Ministro degli esteri Di Maio ha registrato in proposito, un video appello pubblicato sulla sua pagina Facebook , chiedendo a tutte le forze politiche di aderire all’ “operazione trasparenza”.

Nel frattempo i deputati che sono già stati resi noti come “furbetti” fanno a gara nell’inventare fantasiose scuse poco credibili, come quella dell’aver richiesto il bonus per devolverlo in beneficienza o anche incolpare il proprio commercialista che avrebbe agito a loro insaputa; l’ultima è quella di Umberto Bocci, coordinatore del centro destra che ha dichiarato di aver fatto domanda per il bonus a dimostrazione che la legge fosse sbagliata, peccato che, una volta dimostrato, si sia poi dimenticato di restituirlo.

Le polemiche ora sono rivolte anche a Tridico, il presidente dell’INPS infatti dovrà chiarire domani, tra le altre cose, anche i criteri applicati per la distribuzione del bonus e come sia stato possibile che i 600 euro siano arrivati prima sui conti di molti onorevoli e professionisti con stipendi elevati mentre restano ancora moltissimi titolari di attività messe in seria difficoltà economica dall’emergenza coronavirus che sono ancora in attesa dell’accredito.

La vicenda ha sollevato inoltre lo sdegno dei cittadini disgustati che negli ultimi giorni si sono scatenati nei dibattiti sui social contro l’avidità dei politici furbetti con gli slogan #fuoriinomi e #trovateunascusamigliore a commentare quello che è stato definito lo “scandalo di ferragosto”.

Furbetti del Bonus: la leghista Elena Murelli lo aveva screditato definendolo “Elemosina”

I primi nomi ad uscire fuori sono stati quelli dei due parlamentari della Lega, smascherati e poi sospesi dal loro stesso partito, sono Andrea Dara e Elena Murelli, su quest’ultima si è scatenata recentemente la bufera mediatica, grazie ad un video nel quale in un intervento alla Camera dei Deputati, lo scorso 23 Luglio, attaccava duramente le misure di aiuti economici adottate dal governo, accusandolo di “importare il covid per mantenere la poltrona” poi continuava a denigrare la gestione dell’emergenza con “ci siamo chiusi in casa tre mesi accettando l’elemosina dei 600 euro”. Quella cifra definita “elemosina” da lei stessa richiesta ed ottenuta, nonostante lo stipendio da più di 12 mila euro al mese.

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futuranews

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