Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia

L'attore Val Kilmer si è spento lo scorso 1 aprile, all'età di 65 anni. La sua interpretazione di Jim Morrison in "The Doors" resta magistrale. I due iconici artisti avevano talento, carisma e una grande passione in comune: la poesia.
Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia

La recente scomparsa del camaleontico e talentuoso Val Kilmer, lo scorso 1 aprile, all’età di 65 anni, ha scosso il mondo del cinema e fatto il giro del mondo in poche ore. Con la sua consistente formazione teatrale, Kilmer è conosciuto al grande pubblico per aver prestato il proprio volto a “Iceman” in Top Gun, agli albori della carriera cinematografica, Batman in “Batman Forever”, Doc Holliday nel film western “Tombstone”, nonché a Elvis Presley in “Una vita al massimo”, solo per citare alcune delle sue interpretazioni di maggior successo.

Il film “The Doors” e l’interpretazione di Val Kilmer

Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia
Val Kilmer e Nicole Kidman durante Batman Forever (TMDB)

Con il “suo” Jim Morrison nel film “The Doors” (1991), per la regia di Oliver Stone, elabora una vera e propria “fusione”, cosa che gli costerà diverse sedute di psicoterapia per potersi liberare del personaggio. Grazie a Val Kilmer la sceneggiatura del film, superfluamente romanzata, acquisisce spessore.

Il Jim Morrison caratterizzato dal regista, guidato esclusivamente dai propri demoni, perennemente drogato e ubriaco, ridotto a una capricciosa rockstar lascia ben poco spazio alla sensibilità poetica dell’artista, ma riprende dignità con Val Kilmer e la sua presenza scenica. É l’attore a renderlo credibile, riconoscibile, carismatico, accessibile al pubblico, così come lo era davvero Re Lucertola.

Immerso totalmente nel personaggio, Val Kilmer restituisce al pubblico un Morrison non ascrivibile a un singolo ruolo, aiutato forse dal fatto di avere alcuni tratti in comune con il frontman della band: entrambi poliedrici, amanti della poesia, spiriti liberi, usavano l’arte come forma di sopravvivenza per elaborare lutti personali, reali o metaforici che fossero.

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La poetica di Jim Morrison

Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia
Val Kilmer nel film The Doors (TMDB)

Morrison, ancor prima che un cantante, era un “poeta maledetto”, un vero e proprio letterato, prestato alla musica e al palcoscenico per puro caso. Neofita nel canto e inizialmente impacciato in pubblico e con le donne, in una manciata di anni, si tramutò in uno degli artisti più carismatici e sensuali di tutti i tempi: una vera e propria leggenda del rock. Val Kilmer trasmette questo dualismo senza diventare caricaturale.

Jim Morrison era un uomo di lettere, un colto e, per sua natura, un introverso. Fin dall’adolescenza accanito lettore di grandi autori (Rimbaud, Blake, Sofocle, Nietzsche) nonché di poeti della Beat Generation, al centro della sua arte c’era la parola. La poesia era per lui “l’arte suprema” perché ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio”. Riconosceva tuttavia, da buon visionario qual era, il potere della musica a livello inconscio e le sue qualità come amplificatrice del verbo:La poesia ha bisogno di un certo senso del ritmo e quindi, in qualche modo, di musica”. Ma la melodia assumeva una funzione ancillare rispetto alla poesia, così come lo era per i poeti nell’antica Grecia.

Le poesie di Jim erano fortemente permeate da un’incalzante ritmica, tanto che il tastierista e co-fondatore dei Doors Ray Manzarek sosteneva che fossero facili da musicare: la melodia sembrava uscire quasi spontaneamente dal testo.

L’importanza della letteratura era costante per Morrison e lo stesso nome della band, del quale gli si attribuisce la paternità, fu ispirato da un verso del poeta inglese William Blake. “The Doors” (“le porte”) sono le “porte della percezione” che Blake cita ne “Il matrimonio del cielo e dell’inferno” (1793): “If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it is: infinite” (“Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è: infinita”).

La leggenda dei Doors

Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia
Jim Morrison – The Doors (TMDB)

I Doors, Morrison in primis, facevano uso di alcool e droghe, come ampiamente documentato nel film di Stone, per aprire “le porte della percezione” che, secondo la poetica del gruppo, si spalancavano solo se i sensi venivano portati al loro massimo potenziale ricettivo grazie anche all’uso di sostanze tossiche e allucinogene come LSD.

La poetica distopica dei Doors si incastrava perfettamente con i tempi dell’epoca e con le necessità del suo giovane pubblico, ormai smanioso di ribellarsi e di sovvertire gli schemi di una società precostituita. Ciò portò a una vera e propria isteria culturale per il fenomeno Doors e soprattutto per Jim Morrison. Il sistema valoriale rigido di matrice vittoriana e capitalista di cui l’America si faceva esportatrice con l’uso di armi e violenza portata all’estremo, come in Vietnam, già da tempo non attecchiva più sulle nuove generazioni in cerca di pace, amore e libertà e bisognose sempre più di affacciarsi a una nuova era.

Come tutti i grandi artisti, Morrison e i Doors hanno saputo intercettare questi sentimenti, ne sono stati interpreti e portavoce. Morrison ha vestito i panni di un vero e proprio sciamano durante le proprie performance, invitando il pubblico a intraprendere un viaggio iniziatico al limite dei sensi con l’uso di parole, musica, danza, erotismo, coadiuvato da alcool e droghe, tali da trasformare ogni concerto in un vero e proprio rito dionisiaco.

Il resto della band, dal canto suo, ha saputo fare da contraltare alla capacità avanguardista dei testi di Morrison con una altrettanto sperimentale composizione  strumentale. Ray Manzarek alle tastiere, John Desmone alle percussioni e Robby Kriger alla chitarra riuscivano a musicare i testi di Morrison assecondandone le esigenze espressive con contributi fuori dall’ordinario.

Ancora oggi è iconica l’introduzione di Light my fire realizzata da Ray Manzarek alle tastiere con una sequenza armonica fuori dagli standard del rock, così come le macroonde dinamiche di “The End” che portano a due climax di durate diverse o ancora l’uso del Fender Rhodes per rinforzare i bassi.

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Il genere musicale

Val Kilmer e Jim Morrison: due spiriti liberi fra arte e poesia
The Doors (TMDB)

La musica dei Doors era rock fuso a sonorità jazz e blues nonché a ritmi sensuali della tradizione folcloristica (va ricordata la formazione di Robby Krieger come chitarrista di flamenco, espressa al suo apice nel brano Spanish Caravan) che si mescolano fra loro e rendono lo stile della band impossibile da incasellare in uno specifico genere.

L.A. Woman (1971), il loro sesto e ultimo album, sarà definito il più “blues oriented” della band, con linee di basso e suddivisioni ritmiche visionarie e apripista di grandi successi per le generazioni successive come Funkytown dei Lipps e Billie Jean di Michael Jackson.

Musica e parola erano in perfetta sincronia nel loro intento. Volevano scardinare i meccanismi dei linguaggi, fonderli, creare quel caos che sarà poi il “big bang” primordiale e  generatore di nuove regole e nuovi mondi.

È questo che rende Jim Morrison e i Doors interpreti perfetti di un’intera generazione smaniosa di libertà fino all’estremo, fino all’autodistruzione.

Esiste in Morrison, nei Doors e nel loro pubblico una comune pulsione, tanto personale quanto generazionale, di cancellare il passato “uccidendo” il padre e generando un nuovo mondo tramite veri e propri istinti sessuali primordiali. The End, canzone dell’album d’esordio The Doors (1966), è un  vero e proprio inno all’abbandono intriso di tabù di matrice freudiana:

“Father?”

“Yes, son?”

“I want to kill you”

“Mother, I want to fuck you”

“Padre?”

“Sì, figliolo?”

“Ti voglio uccidere”

“Madre, ti voglio scopare”

L’eredità dei Doors

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The Doors (TMDB)

I Doors vanno “oltre”, oltre le regole, oltre i dogmi, oltre il lecito, per smuovere il torpore del conscio e far riemergere l’inconscio con tutta la sua forza vitale e diventare essi stessi fautori e proiezione di quei demoni che albergano in ognuno di noi.

Non sorprende quindi che un grande artista come Val Kilmer sia stato letteralmente “posseduto” dal personaggio di Jim Morrison tanto da venir soprannominato “Jim” dal cast e aver cantato con la propria voce ben 15 brani del film, senza grandi differenze a livello timbrico rispetto all’originale.

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Le capacità sciamaniche di Jim Morrison e dei Doors hanno superato il tempo e lo spazio perché allora, come oggi, sono stati fra i massimi rappresentanti della volontà di aprire le porte della percezione, quei limiti terreni rappresentati dai sensi che l’essere umano da sempre tenta di abbattere in una perenne tensione verso il divino.

Foto in evidenza da TMDB

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