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“Libidine violenta” di Enzo Moscato tra visioni oniriche e sublimazione “inversa” dell’inconscio

"Libidine violenta" è l'ultima opera di Enzo Moscato, drammaturgo partenopeo, andata in scena in prima nazionale il 15 novembre 2022 al teatro San Ferdinando di Napoli: ecco la nostra recensione
Enzo Moscato al San Ferdinando con "Libidine violenta"

Ieri, 15 novembre 2022, è andata in prima nazionale “Libidine violenta“, ultima opera del drammaturgo partenopeo Enzo Moscato: sold out e un lungo scroscio di applausi hanno decretato lo strabiliante esito dello spettacolo, in scena al teatro San Ferdinando di Napoli.

Lo spettacolo sarà in scena al teatro San Ferdinando dal 15 al 20 novembre 2022.

La trama porta davanti allo spettatore Reci, un’eccentrica scrittrice, o vecchia cantante fuori moda, dall’ambigua identità sessuale, dichiara di volersi – forse – suicidare perché non riesce a buttar giù le sue scandalose memorie

Enzo Moscato – che veste i panni di Reci – porta sulla scena le proiezioni di se stesso la cui voce viene affidata ai sei personaggi, sei alter ego, che ne incarnano le mille sfaccettature: ciò che ne salta fuori è un affastellarsi di personaggi vibranti ed eccentrici che irrompono nello spazio, lo animano, interloquiscono tra di loro ma mai con il  diretto interessato, il quale sovrasta la scena senza quasi partecipare ai dialoghi.

"Libidine violenta" di Enzo Moscato tra visioni oniriche e sublimazione "inversa" dell'inconscio
Enzo Moscato con la sua compagnia teatrale (Foto di Pepe Russo)

Reci è spettatrice di un convulso spettacolo che è la sua stessa vita: i dialoghi appaiono come frutto di visioni allucinate di coloro che li partoriscono, senza soluzione di continuità. Persino il suicidio che intende commettere e che descrive minuziosamente – ed Enzo Moscato dà in questo senso la sua più grande prova di amalgama tra dramma e ironia – diventa una costruzione da mettere in scena nella maniera più impressionante e memorabile a cui il mondo abbia mai assistito.

Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Dario Biancullo, le luci di Enrico de Capoa, il trucco di Vincenzo Cucchiara.

Prodotto da Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Casa del Contemporaneo lo spettacolo è interpretato dallo stesso Moscato e da Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Anita Mosca, secondo l’ordine qui riportato:

Reci Diva / Enzo Moscato

Baby – Reci 1 / Luciano Dell’Aglio 

Baby – Reci 2 / Tonia Filomena

Baby – Reci 3 / Domenico Ingenito 

Josephine / Anita Mosca

Joceline / Giuseppe Affinito

Dolores / Emilio Massa

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“Libidine violenta” di Enzo Moscato: il processo catartico della distruzione

"Libidine violenta" di Enzo Moscato tra visioni oniriche e sublimazione inversa dell'inconscio
Una scena di Libidine violenta di e con Enzo Moscato (Foto di Pepe Russo)

“Quando tocchi il fondo, puoi solo risalire”, dice un antico detto. Ed Enzo Moscato/Reci Diva lo fa, annientando se stesso/a fino a contemplare il suicidio. Non senza grande stile, certo.

Ma è forse proprio nel binomio annientamento/rinascita che sta la chiave del successo ed il punto più alto del dramma. E sta, altrettanto, nel personaggio più improbabile (ed insospettabile) di questa folle brigata di personaggi inesistenti: un cadavere.

“Mia madre mi ha regalato un cadavere nel giorno del mio compleanno” è la frase più volte ripetuta da Joceline (Giuseppe Affinito) nel corso degli stravaganti dialoghi con il multiverso di personaggi che animano questa scena. Una frase – verrebbe da sfidare chiunque a dissentire – è assolutamente priva di senso logico.

Eppure, il cadavere in questione altro non è che la parte che rifiutiamo, il “peso morto” che ciascuno di noi stancamente si trascina con sé dal giorno della nascita. Ma i “pesi morti” non sono fatti per essere trascinati.

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E come in una degna tragedia greca che si rispetti, è sul finale che cade il momento di più alto lirismo: l’opera buffa – con l’ironia irriverente e dissacrante che aveva tratteggiato dialoghi e personalità delle figure in scena – si trasforma in tragedia. La musica accompagna, ancora una volta, il climax in una tensione ascendente che culmina, anzi, esplode, nella distruzione e nel fagocitamento del cadavere: è la rivalsa ed il trionfo della vita.

Enzo Moscato porta in scena, dunque, un dramma in cui l’ironia dissacrante riesce a trasformarsi in lirismo, una vicenda personale/autobiografica (quella della scrittrice e cantante Reci Diva) in canto corale, la cui voce è affidata alle sue molteplici anime che ne incarnano gli altrettanti, mutevoli e insubordinati, aspetti.

 

Ulteriori info su orari e costi: Teatro di Napoli

Immagine in evidenza: ©Pepe Russo

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