Il Bar Ungaro 1956 di via Filzi a Milano, in zona Stazione Centrale, finisce sul mirino dei social LGBT – e del nostro giornale – a causa di una scritta apparsa sulla scheda Google dove il locale viene descritto e dove i clienti postano svariate recensioni.
La scritta in questione citava il seguente testo: “A SEGUITO DELLE MANIFESTAZIONI LGBT CHE HANNO CAUSATO DANNI ALL’IMMAGINE DEL NOSTRO LOCALE NON SONO TOLLERATE PERSONE OMOSESSUALI NEL BAR!”.
Difficile da credere che nel 2022, e alla luce dei progressi fatti nella direzione della tolleranza e dell’uguaglianza, possano ancora accadere cose del genere; ed è per questo che, dopo le dichiarazioni di una presunta coppia di clienti che hanno dichiarato in un post pubblico di Facebook di essere stati invitati a lasciare il locale in quanto omosessuali, ho deciso di recarmi al Bar Ungaro di persona.
Il mio intento era fare un’intervista al proprietario del locale a proposito delle dichiarazioni dei due ragazzi omosessuali e devo dire che, nonostante il nostro articolo prontamente rimosso, non sono stata cacciata dal locale, pur essendomi presentata subito con tanto di biglietto da visita.
Dopo aver sorseggiato un buon cappuccio di soia, il titolare dell’Ungaro mi ha accompagnata a un tavolo all’esterno dove, e posso ben capirlo, ha rifiutato l’intervista ufficiale, così come una registrazione della nostra conversazione. Tuttavia, seppur adirato, ha risposto alla mia prima domanda informale in cui premettevo di essermi recata da loro per capire le motivazioni di quella frase su Google.
“Non siamo stati noi a scrivere quella frase sulla scheda Google del Bar Ungaro”
La prima domanda che avrei voluto fare al proprietario del Bar Ungaro, pasticceria milanese della zona della Centrale, aveva un preambolo e si riferiva al fatto che se il proprietario di un locale ha deciso di scrivere una frase come quella trovata su Google, un motivo dietro ci deve pur essere ed era giusto che questo motivo avesse voce.
Sembrava ovvio che la manifestazione che si è tenuta a Milano settimane fa, il Pride, avesse causato dei danni al locale e quando ho chiesto spiegazioni il proprietario ha sostenuto di non aver nulla da rispondere in quanto non è lui l’artefice di quella frase e che, secondo lui, chiunque al giorno d’oggi sarebbe riuscito a fare uno scherzo del genere (non testuali parole, ma medesimo concetto).
La frase incriminata comunque, e questo me lo fa notare lo stesso proprietario del locale, è stata cancellata dopo l’uscita del nostro articolo, non da lui ma, sempre a parer suo, da chi ha giocato e ha abilmente manipolato la scheda. Quindi, mentre su un foglio avevo appuntato una decina di domande per riportare il punto di vista, come è giusto che sia, del Bar Ungaro e le sue motivazioni, mi trovo davanti a una sorta di hackeraggio?
Trovo giusto dare il beneficio del dubbio a persone che si alzano ogni mattina per fare il loro lavoro al meglio e devo dire che ho trovato il Bar Pasticceria Ungaro 1956 un locale come tanti altri, immerso in un’atmosfera gioviale dove clienti abituali – lo si evince dalla confidenza che hanno con il proprietario e i dipendenti – ridono e scherzano mentre fanno una pausa caffè.
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Avrei voluto avere un nuovo riscontro faccia a faccia anche con l’autore del post di Facebook in cui condanna il Bar di discriminazione e farmi un’idea più ampia dell’accaduto, ma credo che rimarremo con il dubbio che questa sia stata, oppure no, una trovata per screditare la Pasticceria, perché non abbiamo avuto risposta per un incontro dal suddetto autore.
Invidia? Il Bar sembra navigare in buone acque e il proprietario ha nuovi progetti, ma perché coinvolgere la comunità LGBT rimarrà comunque un mistero.
In conclusione, speriamo vivamente che il fatto non sia realmente accaduto, questo per l’intera comunità LGBT, e ci spiace molto per il Bar Ungaro per essere finito in mezzo a questo gesto di cui ancora non capiamo il motivo. Tuttavia quella frase è sparita da Google e questa è una bella notizia.