La notizia di qualche ora fa che riguarda il Maschio Angioino (Castel Nuovo, come sarebbe più corretto nominarlo) ha veramente dell’incredibile: resterà chiuso per due ore al giorno da giovedì 7 luglio a sabato 9 luglio per mancanza di personale adeguato all’accoglienza dei turisti stranieri. Il personale, infatti, non conoscendo l’inglese, risulta impreparato nel fornire servizi di accoglienza e informazione alla clientela straniera.
La vicenda appare ancora più inconcepibile se si considera che si sta parlando di uno dei monumenti simbolo della città partenopea. “Dateci un interprete” è la richiesta del personale, che va ad aggiungersi a quelle già avanzate da tempo relativamente a carichi di lavoro più tollerabili, mansioni secondo contratto e l’assunzione di personale amministrativo e contabile, come riportato dagli stessi dipendenti a “Il Mattino”.
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Chiusura Maschio Angioino: indignazione social
Facciamo un attimo il punto. Le mansioni di biglietteria all’interno del noto sito partenopeo sono svolte da dipendenti ex lavoratori socialmente utili inquadrati come categoria operaia per le sole attività di sbigliettamento e accoglienza: pertanto, le mansioni relative a conti e chiusura cassa, così come tutte quelle non espressamente previste dal contratto, dovrebbero essere pertinenza di un amministrativo o contabile o quantomeno prevedere un surplus economico di cui, invece, i dipendenti lamentano comunque l’assenza.
Inoltre, il sabato, non sono presenti funzionari del corpo amministrativo a cui rivolgersi per informazioni tecniche, logistiche o per risolvere disagi sia interni che esterni.
Lo sciopero è stata “un’azione necessaria”, come commentato da Agostino Anselmi, coordinatore dell’area funzionale Cisl, il quale ha ammesso che “la mobilitazione porterà qualche disagio ai turisti”: lo sciopero degli addetti all’accoglienza e biglietteria, infatti, è previsto per giovedì 7 luglio e sabato 9 luglio dalle 13 alle 15, orario di punta per il flusso turistico.
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Ma non è finita. Al disagio appena descritto si aggiungerebbe quello della completa chiusura della Cappella Palatina del Maschio Angioino (salvo eventi privati d’eccezione) con frammenti degli affreschi di Giotto e prigioni visitabili solo attraverso una visita guidata a opera di una cooperativa che ne detiene le chiavi.
Sui social l’indignazione è palpabile e tanto i residenti quanto i turisti lamentano la concreta possibilità di ulteriori disagi ad un servizio già carente. Tra i commenti, spicca quello del consigliere della I Municipalità Francesco Carignani, da sempre legato alle tematiche del Patrimonio Culturale e della valorizzazione del territorio:
“Il patrimonio culturale di Napoli ha bisogno di essere affidato a persone competenti. Il Comune non ha personale, risorse e competenze per poterlo gestire. Prima si affida a privati, prima avremo modelli virtuosi come quello delle Catacombe di San Gennaro. Per buona pace di tanti esperti di beni comuni”…
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Affidamento alle cooperative socio-culturali e spazio ai giovani sono i due punti cardine sui quali il consigliere muove la sua tesi sui social: in effetti, partendo dall’esempio già citato delle Catacombe di San Gennaro (a opera della cooperativa La Paranza) per allargare gli esempi alla Chiesa di Santa Luciella (Respiriamo Arte APS), agli scavi di Carminiello ai Mannesi (Manallart) e Napulitanata.
Per la promozione del patrimonio artistico musicale napoletano, quella delle cooperative, start-up e associazioni di promozione sociale (APS) sembra ogni giorno di più la strada tracciata per la valorizzazione e la gestione del patrimonio culturale.
Appare ormai inammissibile l’interruzione di un servizio – per giunta, in un mese di alta stagione turistica per una città come Napoli – a causa dell’inadeguatezza delle istituzioni e dei dipendenti pubblici: il patrimonio culturale deve essere affidato a personale qualificato all’accoglienza turistica e che, dunque, sappia padroneggiare la lingua ufficiale europea ed extra-europea: l’inglese.
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Ma, in una visione più ampia, servono abilità pratiche di problem solving e capacità di relazione con un pubblico che, oggi come oggi, appare sempre più esigente e desideroso di vivere al meglio l’esperienza culturale.