Nel recente decreto Aiuti varato dal governo ci sarà la possibilità di ricevere il bonus 200 euro per tante categorie di lavoratori. Una misura che l’esecutivo ha deciso di introdurre per dare una mano agli italiani in un periodo storico in cui l’inflazione è alle stelle, arrivata a raggiungere un record negativo che nel nostro Paese non si vedeva da 40 anni.
È stato dunque varato questo aiuto che, seppur minimo, vuole contribuire a dare una boccata d’aria a praticamente tutti i tipi di lavoratori. Per quelli dipendenti è stata introdotta una dichiarazione da presentare per usufruire del bonus 200 euro.
La dichiarazione per i lavoratori dipendenti in vista del bonus 200 euro
Il primo requisito per ricevere il bonus 200 euro rimane sempre non avere un reddito superiore ai 35mila euro l’anno. All’inizio era stato detto che lavoratori autonomi a parte (per cui sarà istituito un fondo apposito) non era necessario far nulla per ricevere l’aiuto.
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Adesso però è stato deciso che i lavoratori dipendenti dovranno presentare un’autodichiarazione al proprio datore di lavoro così com’è scritto nell’articolo 31 del testo presente in Gazzetta Ufficiale. “Tale indennità è riconosciuta in via automatica, previa dichiarazione del lavoratore di non essere titolare delle prestazioni di cui all’articolo 32, commi 1 e 18”.
Tuttavia non è ancora chiara la modalità di compilazione che il lavoratore dipendente dovrà seguire. Sarà presto chiarito anche questo punto. Intanto nell’autodichiarazione andrà indicato che non si usufruisce dello stesso bonus 200 euro con altre formule come per i titolari di trattamento pensionistico o se si fa parte di nuclei familiari di reddito di cittadinanza.
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Inoltre ci sono altri requisiti e sono: “avere una retribuzione imponibile non superiore a 2.692 euro per 13 mensilità” ed “essere destinatari dell’esonero sulla quota dei contributi previdenziali (sia per l’invalidità, la vecchiaia o i superstiti a carico) di 0,8 punti percentuali nel primo quadrimestre 2022”.
Infine si sta pensando anche di allargare ulteriormente la platea dei beneficiari inserendo anche il personale precario della scuola tra cui anche il personale ATA.