A distanza di oltre due mesi dalla sua liberazione e dal rientro in Italia torna sotto i riflettori Silvia Romano
Dopo un anno e mezzo di prigionia era ancora nelle mani di Al Shabab, gruppo terrorista somalo affiliato ad al Qaeda, quando è scattata l’operazione dell’Aise che l’ha riportata in patria. Il suo rientro aveva destato forti polemiche perché si era presentata con il velo islamico e aveva annunciato la sua conversione.
Le dichiarazioni
Silvia Romano ha parlato con Davide Piccardo, direttore del giornale online “La Luce”, esponente di spicco della comunità islamica lombarda a cui la cooperante si è avvicinata dopo il ritorno a Milano. Al centro della conversazione i temi spirituali legati alla conversione all’Islam, maturata durante la prigionia in Somalia.
Dopo una lungo silenzio la ragazza ha raccontato la propria esperienza e le emozioni vissute: “Ero disperata perché, nonostante alcune distrazioni come studiare l’arabo, vivevo nella paura dell’incertezza del mio destino”. Unico svago durante la prigionia era quindi lo studio dell’arabo tramite il quale si è avvicinata alla nuova fede. Leggendo e studiando si è pian piano convertita. “Ma più il tempo passava e più sentivo nel cuore che solo Lui poteva aiutarmi e mi stava mostrando come. La fede ha diversi gradi e la mia si è sviluppata con il tempo. Sicuramente dopo aver accettato la fede islamica guardavo al mio destino con serenità nell’anima”.
Silvia Romano oggi
La sua vita è certamente cambiata. Ha raccontato in che modo: “Sento gli occhi della gente addosso, non so se mi riconoscono o se mi guardano semplicemente per il velo. Ma non mi dà particolarmente fastidio. Sento la mia anima libera e protetta da Dio. Per me il mio velo è un simbolo di libertà”.