Si chiama urbex ed è una pratica che si sta diffondendo sempre di più in Europa e in Italia. Il nome deriva dalla fusione di due parole inglesi, urban exploration, e significa “esplorazione urbana”. Consiste nell’andare alla scoperta di luoghi ed edifici abbandonati
Borghi, case, castelli, ville, condomini, alberghi, edifici religiosi, sanatori, ospedali psichiatrici, orfanotrofi, fabbriche, miniere, luna park, aree militari: non c’è posto negletto, decadente e malsicuro che può fermare gli urbexer, i moderni esploratori di luoghi abbandonati. L’urbex, la urban exploration, è una pratica partita in sordina che sta prendendo piede un po’ in tutta Europa e in Italia e che attira un numero sempre crescente di estimatori. In effetti, si tratta di un’attività affascinante che però nasconde molte insidie, soprattutto di natura legale.
È difficile fare una stima di quanti, oggi, si dedicano all’urbex. Il dato certo è che l’esplorazione urbana ha conosciuto una progressiva evoluzione. L’urbexer da semplice curioso sprovveduto è diventato un vero e proprio pioniere, esperto di patrimonio architettonico, conoscitore delle leggi che regolano l’accesso alla proprietà privata e consapevole dei rischi che l’esplorazione comporta.
Urbex: esplorazione, turismo o invasione?
Molti urbexer “professionisti” si sono riuniti in gruppi o associazioni che, in modo del tutto regolamentare e laddove è possibile, offrono la possibilità di visitare questi luoghi di nessuno. Naturalmente rispettando una regola fondamentale dell’urbex: non comunicare di quali siti si tratta né la loro posizione per prevenire l’opera dei vandali. Questo genere di turismo, seppure con tante limitazioni, sta diventando una sorta di fenomeno collaterale all’urbex stessa. Contattare gli urbexer è semplice dato che sono presenti in rete e alcuni godono anche di una certa fama. I visitatori sono in genere appassionati di architettura, di fotografia e di storia, degli esteti con gusti raffinati, persone non necessariamente interessate all’avventura e al brivido.
Ma cos’è l’urbex, al di là del suo significato letterale? I suoi praticanti la definiscono amore per il territorio e per le sue ricchezze dimenticate. L’urbex è ricerca della bellezza, desiderio di trovarla e soprattutto di condividerla, non per violarne egoisticamente l’intimità ma per denunciarne lo stato di degrado ed eventualmente salvare ciò che è rimasto. Sono questi i sentimenti, i motivi principali per cui si varcano porte e cancelli, si attraversano interi boschi di vegetazione infestante e si cammina su pavimenti insicuri. Attenzione, però! L’urbexer non è un profanatore mosso da nobili fini. L’ingresso nei siti abbandonati avviene solo ed esclusivamente attraverso porte aperte, cancelli socchiusi, finestre rotte. Talvolta si riesce ad avere delle autorizzazioni speciali. Non è consentito scavalcare recinzioni (violazione di domicilio privato), forzare lucchetti e serrature (effrazione con scasso) e, una volta all’interno, portare via oggetti o anche soltanto spostarli (tentato furto).
Forse sono ancora lontani i tempi in cui l’urbex non sarà più associata a un’invasione, ma le premesse sembrano esserci. Che non possa diventare un turismo che fa bene al turismo?