Il grido di Sergio Mattarella sul clima: una voce fuori dal coro in un Paese sordo

Italia divisa sul clima ai più alti vertici: mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiede a gran voce impegno e responsabilità, il governo mostra una deriva negazionista
Il grido di Sergio Mattarella sul clima: una voce fuori dal coro in un Paese sordo

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, insieme ad altri cinque capi di Stato, una lettera in cui si riconosce la gravità della crisi climatica che sta colpendo il nostro pianeta e in particolare la nostra regione, il Mediterraneo.

Nella lettera si parla di “stato di emergenza climatica” e si elencano gli effetti devastanti dei fenomeni naturali estremi che stanno distruggendo l’ecosistema e minacciando la nostra vita quotidiana e il nostro stile di vita.

Si tratta di parole importanti e condivisibili, ma purtroppo non sufficienti. Non basta infatti riconoscere il problema, bisogna agire con urgenza e determinazione per ridurne gli effetti.

Il presidente Sergio Mattarella ha certamente il dovere di rappresentare la Nazione e di sollecitare le istituzioni europee e internazionali a intervenire con maggiore ambizione e coerenza sul fronte climatico.

Matteo Salvini mostra scetticismo nei confronti del cambiamento climatico

Il grido di Sergio Mattarella sul clima: una voce fuori dal coro in un Paese sordo
Effetti del cambiamento climatico

Ma ha anche il dovere di vigilare affinché il governo e il parlamento italiano si impegnino concretamente a realizzare la transizione ecologica che il nostro paese richiede e, duole dirlo, su questo fronte stridono fortemente le parole del Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Matteo Salvini – che pochi giorni fa ha mostrato ancora una volta la sua ironia e il suo scetticismo sulla responsabilità umana nei riguardi del cambiamento climatico.

In un intervento a Cervia, infatti, il leader della Lega ha ridotto il problema a una questione di stagioni: “D’inverno fa freddo; d’estate caldo”. Poi ha aggiunto: “Io adoro la montagna. E quando vai sull’Adamello e sul Tonale e vedi i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno ti fermi a pensare, poi studi la storia e vedi che sono cicli”.

Tutto questo, mentre migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, concordano sul fatto che ci sia una relazione di causa ed effetto tra l’aumento dei gas serra di origine antropica (ovvero quelli riconducibili ad attività umane) e l’aumento della temperatura globale terrestre, così come confermato dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Quello che oggi vorremmo dire al Presidente Sergio Mattarella è che non possiamo permetterci di perdere altro tempo prezioso. La crisi climatica è una sfida esistenziale che richiede una risposta collettiva e coraggiosa. Di certo un tipo di coraggio sconosciuto agli schieramenti politici, il cui massimo ampio respiro è quello di vedersi rieletti alla legislatura successiva.

La politica da anni si rifiuta di affrontare il problema con la dovuta serietà e responsabilità, preferendo invece negare l’evidenza o minimizzare la gravità della situazione, limitandosi a fare promesse vaghe o a lanciare slogan vuoti.

Ostacolando le iniziative concrete o svuotandole di significato. Mostrandosi sorda e cieca di fronte alle richieste della società civile e del mondo scientifico e ignorando le voci dei giovani e dei movimenti ambientalisti.

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Il Presidente Sergio Mattarella e la crisi climatica

Il grido di Sergio Mattarella sul clima: una voce fuori dal coro in un Paese sordo
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Presidente Sergio Mattarella: Basta con le dichiarazioni di intenti. Al nostro pianeta occorre una politica internazionale molto seria sul clima ma, prima ancora, al nostro Paese serve una classe politica che sia all’altezza della sfida che ci attende.

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Che abbia il coraggio di affrontare le evidenze, anziché sottostimarle. Che non miri soltanto a conservare il consenso, rassicurando i suoi elettori e sperando che l’onere di chiedere, invece, cambiamenti e sacrifici, cada sulla scrivania del prossimo governante.

A cura di Lorenzo Genna

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