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ONU, nel mondo 200 milioni di donne sottoposte a mutilazioni genitali

Nel 21esimo secolo c’è chi si illude che la parità di genere sia stata raggiunta o quasi, ma appena ci allontaniamo di poco dall’Europa scopriamo una realtà ben diversa

Il rapporto dell’ONUContro la mia volontà” fotografa un mondo in cui 200 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali e 650 milioni sono state forzate al matrimonio non ancora maggiorenni. Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica violenta e discriminatoria, che ha il disgustoso obiettivo di limitare la libertà e il piacere sessuale femminile. Il fine ultimo è quello di controllare la vita delle giovani, che sono sottoposte di solito a tale pratica prima del quindicesimo anno di età.
A questo scopo la mutilazione è accompagnata a volte dall’infibulazione, che impedisce meccanicamente qualsiasi rapporto sessuale. In alcune culture la mutilazione è ritenuta erroneamente un incentivo alla fertilità della donna, che anzi nei fatti viene spesso compromessa da questa violenza. Il risultato dell’operazione, di solito praticata da levatrici tradizionali prive di vere conoscenze o strumenti chirurgici, è troppo spesso la morte per emorragia o per infezione delle bambine. Inoltre anche chi sopravvive porterà dentro per sempre il trauma psicologico e non sarà più in grado di vivere la propria sessualità. Le vittime di questa usanza sono inoltre più esposte a malattie come l’Aids, oltre che a cisti e infezioni.
L’ONU ha stimato che circa 4,1 milioni di bambine nel 2020 rischiano questa sorte, poiché la pratica è comune in 31 paesi del mondo, soprattutto africani e asiatici. È diffusa su una percentuale del 90% delle donne in Egitto, Somalia, Gibuti, Guinea ed Eritrea.
Il fenomeno delle spose minorenni invece è diffuso in tutto il mondo, dall’Africa all’America del Sud, dall’Asia agli Stati Uniti, dove è in corso una battaglia per innalzare in tutti gli stati l’età minima del matrimonio a 18 anni. In molti paesi più poveri, come l’India, le famiglie in difficoltà economiche, scelgono di dare in sposa le bambine perché le doti di una donna in età più avanzata sono maggiori.
In quest’ottica lo scambio di una donna come merce è considerato la normalità: si stima che ogni giorno vengano stipulati 33 milioni di contratti matrimoniali che coinvolgono ragazze minorenni.
Il rapporto dell’ONU dipinge uno scenario desolante e terribile, che ci ricorda quanto è ancora importante e attuale la lotta per i diritti delle donne. Negli anni, infatti, la presa di coscienza delle interessate ha fatto sì che un numero sempre maggiore di ragazze si opponga alle mutilazioni e ai matrimoni forzati.

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