Omicidio Willy Monteiro, un parente difende i carnefici: “Hanno solo ucciso un extracomunitario”

Omicidio Willy Duarte Monteiro

La frase choc da un familiare dei colpevoli di aver massacrato di botte Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di 21 anni ucciso brutalmente a calci e pugni forse solo per un “like” su Instagram 

Mercoledì l’autopsia completa di Willy Monteiro farà luce su gli ultimi dettagli utili a capire se la causa della morte sia dovuta effettivamente al calcio e al pugno sferrati con violenza all’addome quando il ragazzo era già riverso al suolo senza forze, per ora dalle analisi dei medici legali sono emerse fratture in testa ed emorragia all’addome ma se arrivasse la conferma che uno di loro ha colpito Willy dopo averlo già steso in terra, potrebbe essere elemento fondamentale per elevare il capo di accusa sui colpevoli portando il reato da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario.

Nel frattempo parla il fratello maggiore di  Gabriele e Marco Bianchi i due fratelli “bulli” con la passione per l’MMA che erano in passato già stati protagonisti di altri reati violenti, Alessandro il fratello maggiore ha rilasciato un’intervista nella quale dice di non credere assolutamente che i due avrebbero colpito Willy per infierire quando era già a terra e tenta di difenderli dall’opinione pubblica affermando che non sarebbero a capo di una squadra violenta che si accaniva puntualmente sui più deboli: “Non dico che i miei fratelli non siano santi, hanno fatto stupidaggini, scazzottate.

Hanno una loro comitiva, ma non sono i capi bulli di nessuno. Non potrei mai pensare che abbiano ucciso e infierito su un ragazzetto come Willy, che lo abbiano addirittura colpito quando lui era a terra, tutti contro uno. Io so che non può essere così”. E aggiunge dichiarando di essere convinto che i suoi fratelli non siano “picchiatori professionisti” ma che la loro immagine da palestrati era esclusivamente per pavoneggiarsi ma che in realtà i due in sede di rissa un ragazzino più debole come Willylo avrebbero solo difeso“.

Oggi saranno interrogati inoltre anche gli altri due ragazzi fermati con l’accusa di omicidio che nel frattempo dal carcere si stanno accusando a vicenda. Si dovranno stabilire anche le cause della violenta aggressione a Willy: se sia stato per il futile motivo di un “like” su instagram ad una foto della fidanzata di uno dei massacratori o perchè il ragazzo era intervenuto per aiutare un suo amico in difficoltà coinvolto nella rissa.

I fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono stati anche oggetto di dure condanne da parte del mondo dello sport e anche della politica dopo la scoperta di come i due killer si vantassero anche su Facebook del loro comportamento violento e del loro bullismo con frasi del tipo “Domani rissa, che bello” e anche “Essere maledetto mi benedice“.

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Omicidio Willy Monteiro la frase choc dei familiari dei killer

Secondo quanto riportato da varie fonti, alcuni tra i parenti dei ragazzi in carcere con l’accusa di omicidio, per aver massacrato a calci e pugni il 21enne Willy Monteiro Duarte avrebbero pronunciato frasi razziste per giustificare il comportamento dei carnefici, il fatto sarebbe avvenuto di fronte alla caserma di Colleferro dove sono stati portati i 4 accusati in seguito al fermo, sul luogo oltre ai familiari dei 4 anche numerosi ragazzi tra cui gli amici di Willy e residenti della zona che avrebbero ascoltato l’orrendo commento: “In fin dei conti cosa hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario“, con questa grave affermazione che è stata immediatamente riferita ai militari della caserma, qualcuno, probabilmente il genitore di uno dei bulli fermati voleva minimizzare quanto accaduto riferendosi alla vita di un ragazzo di 21 anni come “solo un extracomunitario” perciò priva di valore.

Quest’ultimo particolare potrebbe creare una pista per aggiungere l’aggravante di “odio razziale” nell’omicidio ma per il momento la procura di Velletri sta escludendo l’ipotesi, verranno effettuate altre indagini tramite la visualizzazione dei filmati delle telecamere presenti nel parco dove è avvenuto il pestaggio e l’ascolto dei numerosi testimoni presenti durante i fatti.

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