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Natale in carcere per Patrick Zaki: adesso la cittadinanza italiana

Patrick Zaki

Ieri “sentenza vergognosa” da una delle corti antiterrorismo del Cairo: prorogata la detenzione di Patrick Zaki. Ecco perché concedere la cittadinanza italiana

È stata rinnovata la detenzione preventiva di altri 45 giorni per Patrick George Zaki nella prigione di Tora, in Egitto. A riportarlo, un tweet dell’Ong Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), di cui fa parte il ricercatore egiziano. Da dieci mesi lo studente dell’Università di Bologna, attivista per i diritti umani, è sottoposto a custodia cautelare con l’accusa di terrorismo e propaganda sovversiva su internet. L’accusa a suo carico è stata formulata sulla base di alcuni post pubblicati da un account Fb che Zaki e i suoi legali dichiarano fake, e che sono stati segnalati come “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Si ricorda, inoltre, che Zaki è un soggetto asmatico e, quindi, a rischio di contagio da Covid-19 a causa della situazione di sovraffollamento dei detenuti nelle carceri.

Go Fair, un’organizzazione no-profit di recente costituzione, ha lanciato un’importante iniziativa in nome della liberazione di Zaki chiamata “100 città con Patrick”. L’obiettivo è di raggiungere il simbolico numero di 100 comuni disposti a riconoscere la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki così da convincere il governo a renderlo cittadino italiano. A quest’iniziativa hanno già aderito Milano e Napoli, l’augurio è che possano aderire ancora tanti sindaci.

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L’appello alle istituzioni di Roberto Saviano per Patrick Zaki

Roberto Saviano Patrick Zaki
Roberto Saviano (foto euronews)

Roberto Saviano in un lungo articolo apparso su “Repubblica” si è rivolto alla sensibilità del Presidente della Repubblica e del governo al fine di concedere la cittadinanza italiana con procedura d’urgenza a “un ragazzo finito nelle carceri egiziane per la sola colpa di essere un ricercatore nel campo dei diritti umani”. Fornirgli un passaporto italiano e, quindi, europeo potrebbe salvargli la vita, poiché torturato per una libertà, quella di ricerca, tutelata dalla nostra Costituzione. Accendere più riflettori possibili sul suo caso affinché l’opinione pubblica europea faccia maggiori pressioni sui rispettivi governi è la priorità. Come sottolineato anche da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, all’“Ansa”: “È veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questo studente, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto”.

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Articolo a cura di Serena Esposito

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