Ieri 2 luglio la città partenopea è stata amorevolmente invasa dal popolo del Napoli Pride con una risposta davvero eccezionale. Ben oltre 200 mila persone hanno infatti attraversato la città dei “mille culure”.
Il sipario si è aperto nel pomeriggio a piazza Municipio dove gli organizzatori hanno salutato i partecipanti per nulla scoraggiati dalle temperature roventi. Sul palco si sono alternati tra gli altri, oltre ai rappresentati delle associazioni LGBTQ+ come l’Antinoo Arcigay Napoli, la madrina del Pride Bianca Guaccero, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il presidente dell’ANPI Ciro Raia.
Dopo due anni di stop a causa della pandemia da Covid finalmente il popolo arcobaleno è tornato a riappropriarsi della città portando avanti slogan tristemente ancora sentiti. In un Paese civile non si parlerebbe infatti ancora di DDL Zan oppure, sempre in tema di diritti, di ius scholae entrambi da sempre osteggiati dalle forze di destre.
Napoli che sempre è abituata a vivere con “l’altro” che nella figura del femminiello ha trovato da secoli una commistione di sacro e profano ancora una volta non si è fatta trovare impreparata e ha partecipato attivamente al Napoli Pride. Mentre i carri colorati sfilavano per via Toledo, il Lungomare e invadevano la maestosa piazza del Plebiscito la fiumana arcobaleno è stata accompagnata da milioni di sorrisi e cellulari puntati a riprendere l’attimo.
Napoli Pride, se ne sente ancora il bisogno
Siamo nel 2022 eppure a 53 anni dai moti di Stonewall da cui tutto è partito si sente ancora, purtroppo, la necessità di scendere in strada per il Napoli Pride. Quello che a un occhio disattento e poco informato, oppure semplicemente in malafede, potrebbe sembrare solo il pretesto per una “carnevalata” in realtà è un modo per chiedere visibilità e porre l’attenzione su diritti ancora calpestati.
Diritto alle cure, al giusto trattamento sul luogo di lavoro, alla realizzazione della persona sono ancora negati alle persone LGBTQ+ nonostante siano sanciti dalla Costituzione. Ancora oggi si sentono fin troppi mea culpa, senza un vero responsabile da individuare, per i tanti episodi di discriminazione e violenza che la comunità è costretta a subire.
Ultimo, ma non ultimo, il caso di Cloe Bianco allontanata dalla sua cattedra dopo la decisone di fare coming out in classe e in pratica spinta al suicidio a causa di una vita mortificata nel profondo. Napoli, grazie al Pride, ancora una volta si fa portavoce della voglia di libertà contro tutte le oppressioni, in fondo se è stata la prima città italiana a liberarsi da sola dal nazifascismo un motivo ci sarà.
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Contro l’odio e le urla sguaiate il popolo arcobaleno risponde come sempre con musica e allegria senza per questo abbassare mai la guardia anche perché “il modo migliore di mostrare i denti è con un sorriso”.
