I carabinieri di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, hanno fatto scattare le manette ai polsi di due affiliati al clan di camorra D’Alessandro a seguito delle indagini sull’omicidio Carolei
Sono serviti quasi 9 anni di indagini ma alla fine i responsabili dell’omicidio di Raffaele Carolei verificatosi a Castellammare di Stabia nel settembre 2012 sono stati assicurati alla giustizia dai Carabinieri. Gli uomini dell’arma del nucleo investigativo di Torre Annunziata si sono mossi nella giornata di ieri su ordine del G.I.P del Tribunale di Napoli. Le manette sono scattate per concorso in omicidio ai polsi di Gaetano Vitale, classe ’77, e Giovanni Savarese, classe ’73, quest’ultimo già detenuto per altri reati.
In questo modo sembra chiudersi definitivamente il cerchio sulla morte di Carolei. Secondo la dinamica ricostruita dagli inquirenti, l’omicidio rientra fra i più efferati che la camorra abbia mai ordinato nel territorio stabiese.
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La dinamica dell’omicidio Carolei a Castellammare di Stabia (Napoli)
Le indagini degli investigatori hanno concluso che l’omicidio di Carolei sarebbe avvenuto lo stesso 12 settembre, giorno della sua scomparsa. Secondo la ricostruzione l’uomo si era recato nell’abitazione di Catello Rapicano su invito dei due arrestati per discutere liberamente dell’attività relativa al traffico di droga. Bloccato alle spalle dal padrone di casa, approfittando di un attimo di distrazione, Pasquale Rapicano e Savarese lo avrebbero quindi strangolato. L’arma del delitto sarebbe una corda che avevano stretto al collo.
La violenza si sarebbe quindi sviluppata in pochi minuti durante i quali Vitale aveva il compito di bloccare le mani di Carolei per evitare che si liberasse. Dopo l’efferato omicidio il corpo sarebbe stato trasportato da Pasquale Vuolo che si è occupato di farlo sparire in un fondo in località Schito. Dalle indagini è emerso che i vertici del clan D’Alessandro, da anni egemone sul territorio, sarebbero stati i mandanti della morte di Carolei. L’omicidio rientra nella vendetta compiuta verso coloro i quali sarebbero appartenuti in precedenza al clan Scarpa-Omobono. Ad essere punite le persone coinvolte nella morte di Giuseppe Verdoliva, autista e uomo di fiducia del vecchio capo ormai defunto Michele D’Alessandro.
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