Se ne va Michela Murgia, splendida femminista e libera pensatrice: ciao, anima bella

Stella d'agosto, insegna agli angeli a pensare: la morte di Michela Murgia è una grande perdita per tutti, anche per i suoi odiatori, gli infimi leoni da tastiera. Addio a una delle anime più belle che il nostro Paese abbia mai potuto avere: mancherai tanto, c'è sempre e ancora bisogno di Donne come te
Se ne va Michela Murgia, splendida femminista e libera pensatrice: ciao, anima bella

E così questo giorno o meglio questa notte è arrivata. E se proprio doveva arrivare non poteva che essere stanotte, la notte delle stelle cadenti. Tu però eri un astro nascente: una di quelle perle rare che nascono poche volte nel corso dei secoli.

Michela Murgia era, è, rimarrà sempre una libera pensatrice, una femminista di quelle vere. Non soltanto per dire, non come chi mette una maglietta con la scritta “Il futuro è femmina” e poi non sa nemmeno cosa rappresenti questo concetto.

La notizia più annunciata di tutte ma che meno di qualsiasi altra avrei voluto sentire. Sì, ho pianto. Non conoscevo personalmente la fantastica donna che era Michela Murgia ma ascoltarla, leggerla, vederla era bello per i sensi, tutti i sensi.

Tanto che alla notizia della sua malattia, un carcinoma ai reni in stadio avanzato, ho pensato: “perché? E anche: perché a lei?”. No, non auguro la morte nemmeno al mio peggior nemico ma sapere che un’anima bella come la sua se ne sarebbe andata troppo presto era semplicemente ingiusto.

Non sarebbero bastate mille vite per racchiudere l’essenza e la voglia di vivere di Michela Murgia. Ci ha dato tanto con il suo lavoro, la sua famiglia queer, il suo libero pensiero, il suo essere femminista e il suo parlare mai a sproposito.

Il suo coraggio di dire le cose come stanno anche quando al potere vi è il governo più a destra di sempre. Anche meglio dei politici di sinistra in un’Italia farcita di bigottismo, ipocrisia, omofobia, maschilismo, razzismo, violenza e purtroppo, è il caso di dire, chi più ne ha più ne metta.

Michela Murgia era la voce fuori dal coro, la pecora nera in un mondo di pecoroni bianchi e ottusi. Era odiata dagli infimi leoni da tastiera, per tutto: dal suo aspetto fisico al suo pensiero libero da parte di chi si nasconde dietro a uno schermo perché non ha le palle di metterci la faccia.

Ma la scrittrice, blogger, drammaturga, opinionista e critica letteraria più acuta e intelligente degli ultimi tempi era anche molto amata e lo sarà sempre.

Fin da quando aveva con estremo coraggio e determinazione denunciato un sistema corrotto con il blog poi diventato un libro intitolato Il mondo deve sapere, in cui racconta, in chiave satirica, lo sfruttamento economico e la manipolazione psicologica a cui sono sottoposti alcuni lavoratori precari, in questo caso gli operatori di telemarketing del call center della multinazionale Kirby Company. Da questo libro è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale e successivamente la sceneggiatura del film Tutta la vita davanti di Paolo Virzì con Isabella Aragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Valerio Mastandrea e Massimo Ghini.

Con il suo Accabadora in cui racconta nella Sardegna degli anni cinquanta l’eutanasia e l’adozione Michela Murgia si è aggiudicata numerosi premi. Nel maggio del 2011 è uscito il suo saggio Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, che mette d’accordo laici e credenti sul ruolo della donna nella società. Perché Murgia era una persona cattolica a cui spesso le si rivolgeva la domanda: “Come fai a tenere insieme la tua fede cattolica e il tuo femminismo?”.

A proposito scrisse il pamphlet colto e popolare God Save the Queer. Catechismo femminista, in cui sfida il senso comune e risponde alla domanda: “Si può essere persone femministe e cattoliche nello stesso tempo?”. 

“Vorrei capire – afferma la scrittrice sarda nata a Cabras -, da femminista, se la fede cristiana sia davvero in contraddizione con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale, o se invece non si possa mostrare addirittura un’alleata. Da cristiana confido nel fatto che anche la fede abbia bisogno della prospettiva femminista e queer, perché la rivelazione non sarà compiuta fino a quando a ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede “è cosa buona””. 

La carriera televisiva e radiofonica di Michela Murgia

 

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In televisione ha condotto nella stagione 2016-2017 una rubrica di consigli e recensioni letterarie all’interno della trasmissione di Rai 3 Quante storie. In seguito è stata alla guida del programma di cultura, politica e attualità sempre sulla stessa rete, Chakra.

Nel 2019 ha pubblicato in collaborazione con Chiara Tagliaferri la raccolta di racconti biografici Morgana, storie di ragazze che tua madre non approverebbe, tratto dal podcast omonimo dell’anno precedente della piattaforma Storie Libere, che le due autrici hanno realizzato insieme.

A settembre del 2019 fino all’estate dell’anno seguente ha condotto TgZero, insieme a Edoardo Buffoni, su Radio Capital. La stessa trasmissione che fino a gennaio del 2019 era condotta dall’indimenticato giornalista e scrittore Vittorio Zucconi.

Dal gennaio del 2021 Michela Murgia ha curato la storica rubrica de L’Espresso L’Antitaliana: è stata la prima donna a firmare tale rubrica nata negli anni ’80 con Giorgio Bocca e curata poi da Roberto Saviano.

Il 6 maggio di quest’anno in un’intervista al Corriere della Sera Michela Murgia ha dichiarato di essere malata di tumore ai reni al quarto stadio con metastasi ai polmoni, alle ossa e al cervello. Disse anche che le restava poco da vivere e in questi quattro mesi ha raccontato la sua malattia attraverso i social con un coraggio inaudito e una tempra di altri tempi.

Il suo ultimo post sui social è di soli 4 giorni fa, in cui riporta un articolo di giornale a firma di Michela Bompani che titola: “Migranti in cerca d’acqua per loro cimitero chiuso. Murgia attacca il sindaco”. La giornalista di Repubblica scrive, tra le altre cose, “La scrittrice Michela Murgia ha attaccato il sindaco leghista di Ventimiglia, Flavio Di Muro, per aver assoldato due vigilantes e impedire che i migranti, in attesa di passare la frontiera, possano attingere l’acqua, pubblica, nel cimitero”.

Nel suo post Michela Murgia scrive, tra le altre cose: “l’elemento più rivelatorio del tempo in cui viviamo è ancora più sottile e me lo danno i giornali stessi. La notizia doveva essere: “sindaco leghista attacca i migranti, niente acqua per loro.” Invece è “Michela Murgia attacca il sindaco”. Così il fatto umanitario di non dar da bere a qualcunə diventa un fatto personale tra me e il sindaco, uno che non ho mai visto in vita mia, io divento un dobermann che “attacca” e il fatto centrale – la negazione dell’acqua – scompare completamente.
Se dovessi fare una scaletta per capire in che punto ci troviamo, direi questo:

1. Negare acqua è disumano;
2. Dare la colpa a chi vuole l’acqua è propaganda;
3. Esporre chi denuncia la violazione umanitaria, mi dispiace ribadirlo ma le cose hanno un nome, è fascismo.

Il racconto della realtà che fai è il modo in cui vedi la realtà. Se davanti ad un uomo che ha sete tu – giornalista – vedi solo Michela Murgia che attacca un sindaco, il problema sei tu e il tuo rapporto con il potere e la realtà, non il sindaco. In questo caso però ci tengo a ribadire che il problema è anche il sindaco”.

Mentre l’ultimo post su Instagram dove appare una sua foto risale allo scorso 29 luglio. In quell’occasione Michela Murgia scriveva: “Ricevo moltissimi messaggi ogni giorno, tutti affettuosi (gli altri non li vedo, ho sviluppato una felice cecità selettiva) ma non riesco a rispondere a tutt3, perché sono spesso banalmente troppo stanca. Vado un po’ più spesso in ospedale, a volte all’improvviso perché il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti”.

E ancora: “la risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare “bene”. “Meglio” è comunque preferibile a male, quindi godetene con me 💜 Non amo mettere foto dall’ospedale, ma nemmeno voglio nascondere che ci entro, perché è anche questo che fanno le persone che si curano e dobbiamo solo ringraziare di poterlo fare, in barba a chi demonizza chi paga le tasse. Grazie dei messaggi 💜 smettete di mandare cibo al Cambio, però: non posso mangiare tutti i dolci del sud, i formaggi della val padana e i vini del Veneto. Tanto non cresco più 🙏”. 

Ieri, 10 agosto 2023, Michela Murgia è scomparsa a Roma, aveva soltanto 51 anni. Ciao, anima bella.

 

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