In un paese vicino Torino, una giovane maestra viene ricattata e poi licenziata a causa di un video hard che manda al fidanzato
La storia di questa maestra d’asilo sembra ricordarci il pericolo della “spirale” della condivisione in cui, al giorno d’oggi, siamo ormai tutti abituati. Lei manda prima delle foto e poi un video al suo fidanzato, pensando così di condividere (dividere-con) una persona a lei cara un contenuto privato e intimo. Decide e pensa che la “divisione” di se stessa, lo sdoppiamento digitale avverrà solo con un destinatario da lei scelto. E invece questo contenuto verrà a sua volta condiviso con altri, fino ad arrivare lì dove lavora. A questo punto viene costretta a dimettersi. Si tratta dunque di un caso di Revenge Porn, un atto di violenza psicologica, un reato che, a partire dal 9 agosto 2019, viene punito in Italia con la legge “Codice rosso”. Già nel 2016 si iniziò a conoscere il concetto di Revenge Porn con il caso di una trentatreenne napoletana, Tiziana Cantone, che si tolse la vita dopo che il suo ragazzo fece circolare un video in cui lei praticava sesso orale. Il caso della maestra ha riacceso l’attenzione su questo fenomeno, generando polemiche ma anche molta solidarietà, soprattutto da parte delle donne.
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La lettera di solidarietà alla maestra d’asilo vittima di Revenge Porn

Il caso della maestra di Torino vittima di Revenge Porn ha suscitato la solidarietà di un gruppo di donne: più di 200 tra giornaliste, ricercatrici, politiche, scrittrici, attiviste (come Martina Veltroni, Marilù Oliva, Daniela Colombo) hanno deciso di manifestarla con una lettera aperta.
Qui di seguito il testo della lettera:
abbiamo appreso la vicenda che ti riguarda dai giornali, non conosciamo il tuo nome e per indirizzarci a te abbiamo scelto il nome di una donna che ha cambiato la storia di questo paese, Franca Viola.
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