Alessandro Zan, deputato PD, è stato il primo parlamentare a proporre l’estensione della legge Mancino che punisce i crimini a matrice razziale in favore della tutela dei diritti delle comunità LGBTQ+, proposta volta a punire severamente anche i crimini d’odio a sfondo omotransfobico.
La proposta tuttavia è stata bocciata dal Senato lo scorso ottobre, seguita da un applauso da parte dei votanti contrari, che lo stesso Zan ha definito “vergognoso”.
L’Italia, secondo Zan, è molto più vicina ai Paesi considerati arretrati che non a quelli da reputarsi civili: è infatti uno dei Paesi dove più frequentemente alle discriminazioni si accompagnano veri e propri atti di violenza gratuita, fisica e psicologica, a danno delle vittime, le quali si vedono sempre più costrette a reprimersi quando non a compiere gesti estremi (autolesionismo, suicidio).
Il deputato parla di “volontà politica” ben definita che faccia largo alla possibilità di attuare un disegno di legge in tal senso.
Ma cosa vuol dire precisamente manifestare una volontà politica? Significa prendere coscienza di un problema che sussiste ed è gravemente connesso a crimini d’odio ingiustificato perché contro la libertà di scelta, quella di amare chi e come si vuole.
Ragionare in questa ottica significa ragionare in primo luogo secondo una prospettiva europeista (si pensi a Bruxelles che ha minacciato di tagliare fondi all’Ungheria se non avesse attuato politiche a sostegno dei diritti LGBTQ+) e in secondo luogo, nondimeno, pensare in una prospettiva che sostenga i diritti umani, primo fra tutti la libertà di espressione dei sentimenti.