La sindrome del colon irritabile oggi è più correttamente denominata dell’intestino irritabile, in quanto può essere interessato l’intestino in toto e non soltanto il colon.
Tale sindrome è caratterizzata dalla presenza dei seguenti criteri clinici. Almeno tre mesi di sintomi continui o intermittenti di dolore o fastidio addominale, alleviato dalla defecazione e/o associato a variazione delle frequenze delle scariche o della consistenza delle feci. Si aggiungono due o più dei seguenti sintomi che si manifestino almeno il 25% delle volte e dei giorni.
Essi sono alterazione della frequenza delle scariche, alterazione della forma delle feci, alterazione del passaggio fecale con sforzo, impellenza, senso di evacuazione incompleta, passaggio di muco e meteorismo o senso di distensione addominale.
Gli attuali studi epidemiologici indicano una percentuale di tale sindrome del 26%, con prevalenza per il sesso femminile e con età compresa tra 20 e 35 anni. L’etiologia e la patogenesi della IBS rimangono oscure. I dati clinici e di laboratorio indicano che tale sindrome consiste, molto probabilmente, in un disturbo della motilità intestinale.
Gli stress emotivi possono accrescere la sindrome del colon irritabile
La stipsi e i dolori crampiformi addominali sono dovuti alle intense contrazioni segmentali della muscolatura intestinale che rallentano il transito incrementando la resistenza al passaggio delle feci. D’altra parte si può verificare una situazione in cui il paziente che presenta diarrea abbia un intestino ipomobile con riduzione della resistenza al passaggio delle feci oppure, al contrario, abbia un aumento della peristalsi intestinale.
Nell’IBS (sindrome dell’intestino irritabile) l’incremento dell’attività motoria del colon che di norma si verifica dopo il pasto, è attenuata ma persiste più a lungo che nelle persone asintomatiche e può diventare più intensa.
Anche gli stress emotivi possono accrescere la motilità del colon. Un paziente che presenta la sintomatologia classica dell’IBS viene comunque sottoposto a svariate indagini ematochimiche, radiologiche ed endoscopiche. La negatività di tali esami farà propendere per la diagnosi di intestino irritabile.
Importante è l’approccio dietetico. Non sono necessarie restrizioni particolari. Tuttavia i pazienti devono evitare quei cibi che, per esperienza personale, provocano disturbi. Da abolire i cibi contenenti lattosio se provocano dolore addominale e diarrea. L’esperienza clinica suggerisce che in alcuni pazienti la somministrazione di alimenti ad alto contenuto in fibre alleviano la sintomatologia crampiforme addominale.
Farmaci utili sono gli antidepressivi e gli ansiolitici ma vanno usati per un breve periodo di tempo, dato il problema di dipendenza e comunque sotto consiglio di un medico psichiatra.
A cura del Dott. Vincenzo Massari – Medico internista e gastroenterologo