“La fattoria degli animali”: il capolavoro di Orwell compie 75 anni

La fattoria degli animali

La novella allegorica di Orwell affronta il tema dei totalitarismi, con particolare riferimento agli eventi della Rivoluzione Russa

Pubblicato per la prima volta nel 1945, il libro, con parole dello stesso autore, ha come obbiettivo il “fondere scopo politico e scopo artistico in un tutt’uno”. La trama, costruita sapientemente sotto forma di novella, è ricca di riferimenti agli eventi che caratterizzarono la Rivoluzione Russa; e, in generale, mira alla critica e alla condanna dei regimi dittatoriali. Le tematiche, che Orwell in parte riprenderà nel successivo romanzo “1984”, si legano al clima di coercizione e prigionia che ogni tirannia impone: la soppressione della libertà individuale, il culto della personalità, l’uso della forza e della violenza, la manipolazione e la distorsione della realtà.

La trama del romanzo ed i riferimenti nascosti

La fattoria degli animali
La fattoria degli animali (foto dal web)

Nella fattoria del Signor Jones, gli animali, stanchi dello sfruttamento a cui sono sottoposti, decidono di ribellarsi, ispirati dal discorso del Vecchio Maggiore. I due maiali Palladineve e Napoleone, dopo aver guidato la protesta ed aver cacciato il crudele padrone, istituiscono un sistema di cooperazione e di solidarietà, formalizzato attraverso i Sette Comandamenti; il più importante recita: “Tutti gli animali sono uguali”.

Ben presto, tuttavia, i maiali iniziano ad assumere il comando della fattoria, e tra Palladineve e Napoleone nasce una disputa che termina con la fuga del primo e l’auto-proclamazione del secondo come “comandante supremo della fattoria”.  Napoleone impone un regime di sottomissione e duro lavoro, diffondendo una propaganda negativa nei confronti di Palladineve (che sarebbe stato favorevole al ritorno del Signor Jones). Inoltre, fa giustiziare coloro che sono sospettati di parteggiare per quest’ultimo. Gradualmente, e in modo subdolo, la società si trasforma in una dittatura, e il principale comandamento viene modificato in “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”.

L’immagine che maggiormente è emblema di questo cambiamento si ritrova nelle pagine finali. I maiali, che ormai camminano in piedi e indossano abiti vistosi, sono riuniti nella casa di Napoleone per giocare a poker con altri fattori della zona.

Dall’esterno, gli altri animali della fattoria, stremati e consumati a causa della fatica, osservano una scena agghiacciante: nel diverbio che si scatena per via del gioco, è impossibile distinguere l’animale dall’uomo.
L’opera venne composta da Orwell tra il 1943 e il ’44, a seguito della sua esperienza in Spagna, durante il governo dittatoriale di Francisco Franco. Non è difficile riscontrare, in ogni personaggio della novella, un riferimento alle vicende dell’Unione Sovietica:
-Il fattore Jones raffigura lo zar Nicola II, ossia il potere assoluto ed incontrastato.
-Il Vecchio Maggiore è Lenin – o, secondo un’ulteriore interpretazione, Marx -, i cui ideali rivoluzionari erano autentici e positivi.
-Napoleone incarna Stalin, il fondatore della tirannia.
-Palladineve rappresenta Trotsky, l’avversario politico di Stalin.

Orwell e la condanna delle dittature

George Orwell
George Orwell (foto dal web)

Dietro le sembianze di una novella per bambini si celano i riferimenti ad una storia raccapricciante, che ha segnato la Russia della prima metà del Novecento. Orwell, dal canto suo, tenta di ritrarre le modalità con cui i regimi dittatoriali dell’epoca hanno preso il potere, nascondendosi inizialmente dietro una maschera di “rinnovamento”, di “cambiamento”.  Una maschera che è calata con rapidità, e che alla fine ha rivelato le persone per ciò che realmente erano (due su tutti, Hitler e Mussolini): attentatori alla libertà altrui, nemici di qualsiasi forma di democrazia.

E questa situazione non è affatto da considerarsi debellata. Infatti, forme di governo autocratiche – in cui, cioè, un individuo solo detiene nelle mani un potere illimitato – esistono tutt’oggi: dalla Corea del Nord fino alla Cina, in cui le sorti di migliaia di persone sono decise da un unico partito.

Il romanzo di Orwell è considerabile un romanzo distopico, in cui l’autore prende in esame non soltanto la tirannia staliniana, ma in generale tutte le esperienze che presentino con essa tratti in comune. La satira nei confronti del comunismo sovietico dimostra la personale tesi di Orwell, che in realtà non è altro che una pura constatazione dell’evidenza: ogni rivoluzione, ogni iniziativa che tenti di rovesciare con la forza un precedente potere, seppur con premesse corrette, finisce sempre per snaturare i propri ideali; finisce, in sostanza, per replicare proprio quella corruzione e quel dispotismo che in principio tentava di abbattere.

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