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Iran, le proteste delle donne (e non solo) non cessano

Le proteste in Iran sono arrivate al sesto giorno e i cittadini stanno scendendo in piazza anche nelle città più conservatrici
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Le proteste in Iran sono cominciate il 16 settembre, a seguito della morte di Masha Amini. La giovane di 22 anni era stata arrestata per aver indossato lo hijab in modo scorretto, deceduta poi, mentre era sotto la custodia della polizia morale.

Le autorità hanno annunciato la morte della ragazza attribuendola a “problemi cardiaci improvvisi“, ma Masha Amini non presentava queste problematiche, stando a quanto dichiarato dalla famiglia. Il padre della vittima denuncia: “Stanno mentendo. Stanno dicendo bugie. Tutto è una bugia! Non gli importa quanto abbia implorato, non mi hanno permesso di vedere mia figlia”. 

Ha inoltre espresso che, quando ha visto il corpo della figlia, prima del funerale, la ragazza presentava dei lividi sulle mani, sul volto e anche sui piedi. Questa vicenda, com’è giusto che accada in un paese civile, ha scatenato un’ondata di indignazione da parte della popolazione, che decisa a far luce sulla questione, ma anche ad affermare i propri diritti umani, ha iniziato lunghe manifestazioni che si stanno ormai portando avanti da 6 lunghi giorni.

Manifestazioni che si sono trasformate in guerriglia e dal loro inizio, sono circa 31 le vittime. Le donne iraniane hanno iniziato a togliersi il velo e a bruciarlo in segno di protesta, altre invece hanno cominciato a tagliarsi i capelli. Tutti gesti disperati di una comunità che ha la necessità di far sentire in qualunque modo possibile la propria essenza, come a dire “noi siamo donne, esistiamo in quanto tali, ma non siamo minori di voi uomini. Abbiamo anche noi dei diritti”.

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La vicenda dell’Iran che fa riflettere l’Occidente

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Holding hands (Foto: Pixabay)

Quello che è successo questa settimana in Iran mette in luce una problematica a cui ancora oggi noi occidentali non riusciamo a far fronte. Le donne dei paesi mediorientali vivono in condizioni di estrema difficoltà, sono costrette ogni giorno a dover fare i conti con la pericolosità delle strade in cui camminano, perché basta loro un non nulla per essere arrestate e nella maggior parte delle volte la situazione ha un finale peggiore.

Dovremmo chiederci perché, con la tecnologia che avanza vertiginosamente, la globalizzazione che fa passi in avanti ogni singolo giorno, il progredire della scienza, ecc. viviamo ancora in un mondo in cui le disparità portano, purtroppo, a situazioni pericolose come quella di cui è stata vittima la giovane Masha Amini. Questo dovrebbe farci riflettere che nel nostro piccolo, forse, se al posto che discriminare l’Altro, attuassimo una politica d’inclusione seria, potremmo cambiare qualcosa.

In fondo quello che noi vediamo come il diverso, non è nient’altro che una rappresentazione differente del nostro essere. Siamo tutti cittadini del mondo, dobbiamo rispettarci come tali, dobbiamo imparare dalle nostre diversità, cercare insieme di creare un posto migliore, dove avvenimenti come quello che ha visto protagonista Masha Amini in Iran, non possano più succedere.

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Il mondo occidentale, oggi, deve vedere in quello che è successo un grosso fallimento. Perché è in parte colpa nostra, che abbiamo i mezzi per poter includere gli altri, a non esser stati in grado di farlo. Ma con il nostro egoismo abbiamo messo in pericolo la vita di molte donne come Masha.

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