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Intervista esclusiva al Maestro Antonio Casagrande

Intervista esclusiva al maestro Antonio Casagrande, attore di cinema e teatro, che ha recitato al fianco di Eduardo De Filippo e altri grandissimi artisti
Antonio Casagrande

Nel maggio del 2015 sono stata ospite a casa del grandissimo e storico attore Antonio Casagrande per intervistarlo sulle sue esperienze artistiche e sul rapporto con Eduardo De Filippo.

Maestro, può farmi una considerazione sul teatro odierno?

“Il teatro è morto. Oggi non c’è più niente, solo quei cabaret in cui dicono tante “fetenzie” . Le donne poi si sono specializzate con le “purcarie”. All’epoca c’era Totò che era divertente, ha fatto metafore straordinarie senza mai dire una parolaccia. Ha spiegato cos’era la patafisica. In ‘Toto le Mokò’, fa una battuta straordinaria: ‘Qui si tollerano troppe cose: questa è una Casbah di tolleranza e, coi tempi che corrono, c’è pericolo che la chiudano’. Chi sa che cos’erano le case di tolleranza può capire questa battuta. La maggior parte della gente non sa cosa siano la patafisica e la metafisica. Invece Totò lo spiega con una semplicità unica”.

Qual è la prima commedia di Eduardo in cui ha recitato?

“‘Il sindaco del Rione Sanità’, in cui avevo il ruolo Rafiluccio Santaniello. Prima ho fatto solo comparsate e ‘Tre cazune furtunate’ di Scarpetta. In seguito ho recitato in ‘Sabato Domenica e Lunedì’, ‘Ditegli sempre di sì’, ‘Filumena Marturano’ e ‘Napoli Milionaria'”.

Com’era il rapporto di Antonio Casagrande con Eduardo De Filippo?

“Particolare. Aveva così stima in me che mi ricordo un aneddoto: una volta aveva intenzione di mettere delle musiche in un’opera teatrale e scelse la ‘Petruska’ di Stravinskij. Io, che ho un passato nel mondo della musica, montai i pezzi e lui rimase così contento che diventai direttore di scena e tecnico del suono, oltre che attore”.

È vero che Eduardo era, come dicevano, cattivo, burbero e silenzioso?

“Non è vero. Era un capocomico che doveva viaggiare con venti attori durante tournée lunghissime. Non pagava tantissimo ma pagava sempre. Inoltre Eduardo è stato sfortunato a causa delle angherie della società che non lo ha riconosciuto. Lui, Titina e Peppino erano figli di NN (figli di nessuno -ndr-) e durante il fascismo erano considerati niente. E quando, successivamente, ha avuto notorietà, aveva ragione a dire che la gente veniva a teatro per lui, era vero”.

Ricorda una tournée all’estero particolarmente riuscita?

“Siamo stati nell’allora Stalingrado in Russia con l’opera ‘Filumena Marturano’. Abbiamo ricevuto venti minuti di applausi dal pubblico: un successo straordinario. Io, a un certo punto, mi sono staccato da Eduardo e dalla sua compagnia perché non capivo se era un complimento o meno quando mi dicevano, ‘Lei è un attore di Eduardo?’ Oppure, ‘Lei è un attore napoletano?’ Ho così poi continuato per la mia strada artistica”.

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