Si chiama “knuffelcontact”, ovvero compagno di coccole e tutti possono averne uno
Il lockdown può diventare una vera e propria prigione non solo fisica ma dell’anima. In Belgio ci pensa il compagno di coccole ad alleviare il malessere.
Sono numerosi gli studi condotti in Italia e nel mondo per monitorare il livello di stress causato dalla pandemia. Tra i sintomi: attacchi d’ansia, aumento d’irritabilità e disturbi del sonno. Per far fronte al crescente disagio psico-fisico il governo belga ha istituito una figura ad hoc, si chiama “knuffelcontact” “compagni di coccole” e tutti possono averne uno, i single addirittura due.
Quando il Primo Ministro Alexander de Croo ha annunciato il lockdown che durerà fino al 13 dicembre ha dichiarato: «Vogliamo un confinamento, non un isolamento. Il “compagno di coccole” servirà proprio ad alleviare la solitudine dei cittadini: ogni membro di una famiglia potrà averne uno, chi vive da solo invece potrà averne diritto a due. Bisognerà comunque fare attenzione a limitare i contatti fisici, seguendo regole precise».
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Traumi psicologici da lockdown, ci pensa il compagno di coccole

Ansia, depressione, cambi repentini di umore, sono solo alcuni dei sintomi da quarantena. Oggi l’individuo è davvero solo con se stesso, davanti al proprio computer. E un uomo che ha perso il rapporto con l’altro ha perso anche una parte di se stesso. A questo fa da contraltare il problema opposto, la cattività forzata con il proprio nucleo familiare. Tolta la scuola e il lavoro e la possibilità di uscire per svago o divertimento ci si ritrova tutti insieme in una convivenza affatto voluta. Il compagno di coccole diventa così un alleato per combattere la solitudine, ma anche un amico con cui staccare la spina.
Ma il Belgio non è il solo paese ad aver adottato questa originale soluzione. Anche l’Olanda, durante la scorsa quarantena aveva invitato le persone single a trovare un compagno di letto per aiutare chi era stato costretto a trascorrere mesi di isolamento forzato.
Nel Regno Unito, invece, sempre durante il primo lockdown, è stata introdotta la “support bubble”, bolla di sostegno, che permetteva a una persona che viveva da sola di incontrarne un’altra non convivente sotto lo stesso tetto.
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