Il ministro della Salute Roberto Speranza è stato intervistato da La Stampa a proposito della possibilità di un nuovo lockdown
Per Roberto Speranza non ci sarà un nuovo lockdown. Il ministro della Salute è stato intervistato da La Stampa: “Io sono ottimista, anche se prudente e cauto. Il nostro Servizio sanitario nazionale si è molto rafforzato. La situazione non è paragonabile a quella di febbraio-marzo, quando avevamo una curva di contagi fuori controllo e non avevamo un apparato pronto a tracciare e isolare i casi”. Non c’è nemmeno la possibilità, almeno per il momento, di chiudere le Regioni e quindi limitare gli spostamenti in Italia. Se n’era parlato pochi giorni fa quando il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, aveva detto che ci sarebbe questa opzione nel caso in cui i contagi aumentassero. Speranza ha detto infatti che c’è una diffusione del virus ma “non un’esplosione” e per diventare una “zona rossa deve esplodere un territorio”.
Il ministro della Salute ha poi aggiunto che in questo momento stiamo convivendo con il virus e non esiste “il tasso zero contagi”. Per portarlo a zero ci sarebbe voluto un “lockdown per altri 3-4 mesi”. C’è bisogno di controllare il Covid ed evitare così di avere rischi inutili.
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Il ministro Roberto Speranza sulla riapertura delle scuole e abbassamento età media dei contagiati
Roberto Speranza ha poi detto in un’altra intervista con ‘Repubblica’ che la riapertura delle scuole il 14 settembre è un “banco di prova”. Non è possibile non aprire le scuole perché “un Paese democratico ed evoluto non può fare a meno di un bene primario per le generazioni più giovani”. Il ministro ha dunque ribadito che le scuole riapriranno, saranno fatti i test a tutti i lavoratori degli istituti e si prenderanno tutte le misure di sicurezza.
Il ministro si è infine espresso sull’età media dei contagiati che si è abbassata: “la media dell’ultima settimana è di trent’anni. Questo vuol dire che molti non hanno nemmeno bisogno di cure. E infatti non ci troviamo di fronte a una emergenza ospedaliera. I reparti di terapia intensiva sono lontani dal pericolo di saturazione vissuto qualche mese fa”.
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