Grecia. È salito a 18 il bilancio delle vittime i cui corpi ieri sono stati ritrovati carbonizzati nella regione di Evros, a nord di Alessandropoli. Le vittime sono tutte di sesso maschile, inclusi due bambini.
Il Ministro dell’immigrazione ha dichiarato che le vittime erano migranti. La regione di Evros, infatti, è quella più battuta dal passaggio di migranti irregolari, provenienti probabilmente dalla vicina Turchia. Inoltre non ci sono state segnalazioni di cittadini dispersi in quella zona.
L’agenzia greca ANA ha dichiarato che i corpi sono stati trovati tutti in gruppi di due o tre persone, apparentemente, mentre cercavano di fuggire.
La zona intorno ad Alessandropoli è spesso scenario di incendi boschivi che portano all’evacuazione di molti cittadini dalle città. Lo scorso lunedì è stato ritrovato il corpo bruciato di un’altra persona, probabilmente anch’esso un migrante. Pochi giorni prima a nord di Atene è stato ritrovato morto a causa delle fiamme un anziano pastore.
Ti potrebbe interessare anche -> Il Mediterraneo non può più essere un cimitero a cielo aperto
Il Mediterraneo come via di fuga dei migranti da condizioni di vita disumane

Il fenomeno del passaggio dei migranti in cerca di salvezza non accenna a diminuire. Per chi scappa dalle guerre, dalla fame, dalle carestie e da numerose altre condizioni di vita inaccettabili, il Mediterraneo continua ad essere il percorso della speranza di giungere in un Paese dove essere accolti civilmente. Speranza sempre più spesso tradita dal numero incredibile delle morti per i viaggi terribili a cui i migranti vanno incontro.
Ti potrebbe interessare anche -> Napoli incontra il Mondo 2023: un viaggio tra cultura, arte, musica, enogastronomia e folklore
Le associazioni umanitarie chiedono a gran voce all’Unione Europea di intervenire affinché si ponga fine alle politiche isolazioniste applicate ai migranti, coerentemente con quanto recita l’articolo 2 della Carta dei diritti fondamentali: “Ogni individuo ha diritto alla vita”.