Granchio Blu: Lo show cooking di stato e l’incapacità di una visione di lungo periodo

Come per il cambiamento climatico, mentre gli esperti lanciano un disperato grido di aiuto la politica fa passerelle mediatiche, e sembra non comprendere la reale portata dei danni al settore pesca e itticoltura dovuta alla proliferazione del Granchio Blu
Granchio Blu: Lo show cooking di stato e l’incapacità di una visione di lungo periodo

Se avremo un motivo, nostro malgrado, per ricordare l’estate italiana 2023 sarà certamente l’atteggiamento puerile del Governo Meloni di fronte a un’emergenza come quella ittica, dovuta alla proliferazione incontrollata del granchio blu nei nostri mari costieri.

Tra ministri che si improvvisano chef e dichiarazioni semplicistiche ormai tutto è passerella, ad uso e consumo dei media. E così, fra trombe d’aria, frane, esondazioni e grandine grossa come palle da tennis, siamo anche costretti a sorbirci lo spettacolo di un governo che si comporta come lo stolto del famoso proverbio: guarda il dito, mentre il saggio indica la luna.

Provando a fare un po’ di chiarezza sulla reale portata del problema e del perché se ne parla proprio adesso, va detto che il granchio blu è una specie “aliena” presente da decenni nel Mediterraneo, dove arrivò negli anni Quaranta dall’Oceano Atlantico, trasportato dalle acque di zavorra delle grosse navi mercantili.

Quest’ultime, in assenza di specifiche normative internazionali per l’epoca, imbarcavano acqua destinata a stabilizzare il galleggiamento nei porti di partenza e la scaricavano in quelli di destinazione, distanti anche migliaia di chilometri, rendendosi di fatto veicolo per la colonizzazione di specie marine aliene in ecosistemi distanti e con equilibri faunistici differenti, come il Mar Mediterraneo.

Il granchio blu è pericoloso e invasivo

Granchio Blu: Lo show cooking di stato e l’incapacità di una visione di lungo periodo
Allevamento di cozze sul Delta del Po, zona minacciata dal Granchio Blu (Foto di Maria Grazia Marrulli)

Ma, allora, perché se ne parla solo oggi? Solo negli ultimi tempi, complice l’aumento delle temperature e il riscaldamento dei nostri mari, il granchio blu è diventato così pericoloso e invasivo.

L’aumento della salinità e della stratificazione delle colonne di acqua altera il modo in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno vengono scambiati con l’atmosfera. Tutto ciò contribuisce a ridurre la biodiversità marina, spingendo specie ittiche originarie della zona a spostarsi e lasciando spazio ad altre che, invece, sono in grado di proliferare ove prima le condizioni non erano altrettanto favorevoli.

Per questi motivi il granchio blu si è ormai diffuso in tutto il Mediterraneo, dove può agire praticamente indisturbato in quanto non vi è alcun predatore capace di contrastarlo.

In grado di riprodursi al ritmo di cinque milioni di uova all’anno per singolo esemplare femmina, il granchio blu con la forza delle sue chele riesce a bucare i gusci dei molluschi, come vongole e cozze, e a mangiarne tantissime.

Questo, oltre a causare un danno immediato e di facile intuizione per il mercato ittico, rappresenta un problema ancora più insidioso e di lungo periodo: le cozze, oltre ad essere un ottimo alimento, svolgono anche un’importante funzione di pulizia del mare e in loro assenza, il delicato equilibrio tra fauna e flora marina verrebbe seriamente compromesso.

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La soluzione al problema del crostaceo del governo italiano

Granchio Blu: Lo show cooking di stato e l’incapacità di una visione di lungo periodo
Nasse per la pesca del granchio dai fondali

Bene, allora mangiamolo! Questo sembra il pensiero dominante (ove non l’unico, ndr) del governo italiano, che ha stanziato 2,9 milioni di euro in favore delle cooperative ittiche e ha aperto di fatto una stagione straordinaria di pesca al granchio.

Fortunatamente, diversi enti stanno già prendendo posizioni critiche rispetto a queste dichiarazioni, perché se è vero che la cattura pare ad oggi l’unico metodo di contenimento possibile, è altrettanto fattuale che serve un piano nazionale di intervento, come sostiene il presidente di PescAgri Cia Veneto, Gianmichele Passarini.

Quest’ultimo sostiene che “non si può ridurre un’emergenza di tale portata, che sta mettendo in crisi migliaia di attività, con pesantissime ricadute negative in termini economici, a un ricettario nel quale esaltare la bontà del granchio blu”, e aggiunge: “È una mera illusione sperare di eradicare totalmente questa specie nel breve-medio periodo”.

In definitiva, sul piatto del governo c’è l’occasione, tanto gustosa quanto il famigerato crostaceo, di mostrare per la prima volta gli attributi nel saper affrontare un’emergenza che tutto ha a che fare, con le conseguenze del cambiamento climatico.

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C’è da sperare che non venga sprecata perché, alla prossima, potremmo non essere così fortunati: se al posto del granchio blu si fosse trattato di un’invasione di scarafaggi, sai che spadellate in cucina!

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