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Intervista a Giancarlo Di Muoio: “Gerry”, partire dal dolore per ri-nascere

Il singolo di Giancarlo di Muoio, "Gerry", pone al centro la delicata tematica delle morti bianche attraverso l'esperienza personale dell'artista che recentemente ha perso il padre a causa di un incidente sul lavoro: l'intervista
Giancarlo Di Muoio intervista Gerry

Gerry, il nuovo singolo di Giancarlo Di Muoio, prodotto dalla SnapBeatProduction, è uscito venerdì 8 aprile 2022 su tutte le piattaforme digitali.

Il singolo, pone al centro un tema fortemente attuale: le morti bianche, esperienza di cui il cantautore di origini cilentane ma trapiantato a Milano ha avuto diretto contatto attraverso la perdita del padre. “Gerry“, comunque,  si mostra come parte di un progetto – musicale e personale – molto più ampio che investe non solo la dimensione musicale ma anche quella cinematografica.

Nel 2010 Giancarlo Di Muoio ha collaborato con Fabio Concato al brano “Amico Mio”. Abbiamo avuto una piacevole chiacchierata con lui sul suo percorso artistico e la sua musica.

Buonasera Giancarlo e come prima cosa grazie per il tuo tempo. Ti chiedo innanzitutto: quanto ti ha aiutato comporre la canzone Gerry nell’affrontare la scomparsa di tuo padre?

“Mi ha aiutato tantissimo anche se in realtà non è la prima volta che la musica mi aiuta a superare una delusione o un’insoddisfazione. Certo questa, la morte di mio padre, è stata una situazione molto dolorosa anche per il modo in cui è morto: mio padre è morto in Bulgaria per un incidente sul lavoro il 28 marzo 2020, quindi in piena pandemia. Non averlo salutato, non averlo potuto vedere l’ultima volta, potrai immaginare la sofferenza e il dolore però la musica mi è venuta incontro per cui anche grazie a questa canzone sto cercando di intraprendere un nuovo percorso e di tracciare una nuova strada da seguire. Quindi, per me, Gerry è una canzone di rinascita”.

La musica, quindi, ha avuto un ruolo essenziale in questa dolorosa situazione. Secondo te quanta forza può comunicare la musica nel superare i dolori della vita?

“Ah, la musica ha un potere straordinario! Io faccio questo mestiere da più di dieci anni, racconto storie, mi occupo anche di musicoterapia, quindi, tocco con mano quotidianamente il potere straordinario della musica. Come diceva Aristotele: ‘la musica è la medicina dell’anima’. E io credo fortemente nel suo valore terapeutico, nella capacità di aiutare a superare le sofferenze, le insoddisfazioni, le delusioni; l’altra faccia della vita e sono tanto importanti quanto le gioie, le soddisfazioni e la felicità”.

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Copertina di Gerry

La morte di tuo padre ha aperto una finestra su un tema delicato. Quanto è importante parlare e porre l’attenzione sulle morti sul lavoro?

“Per me è fondamentale, soprattutto in questo periodo. Anche perché negli ultimi due anni da quando è scomparso mio padre, c’è – purtroppo – una pagina del televideo dedicata alle tantissime morti sul lavoro e ogni anno si susseguono, in Italia e nel resto del mondo. Quindi è un tema, ahimè, attuale: io cerco attraverso la mia musica di dare un messaggio, dare un segnale. Pensa, mio fratello lavora nell’ambito di mio padre e si occupa di sicurezza sul lavoro. Per noi, allora, è quasi una missione. Mio padre è stato anche un sindacalista che si è occupato per tanti anni di sicurezza sul lavoro e noi continuiamo le sue battaglie: io da un punto di vista musicale, raccontando la storia di mio padre; mio fratello direttamente sul campo, occupandosi, appunto, di sicurezza sul lavoro”.

Il ricordo più bello della tua collaborazione con Fabio Concato per il brano “Amico mio”.

“Come si può intuire dal titolo del brano, si parla di amicizia. Il mio ricordo più bello è stato nel momento in cui Fabio ha accettato di lavorare con uno sconosciuto e lo ha fatto con una semplicità disarmante. ‘Sì, ci sto!’, mi ha detto. La tonalità andava bene e allora siamo partiti! È stata una cosa inaspettata, naturalmente ma molto molto semplice: ha avviato la mia carriera e mi ha dato tanto come formazione, sul palco e soprattutto ha reso la mia scrittura più consapevole. Perciò, ogni volta che posso lo ringrazio, anche in questo caso”.

Questo rappresenta un po’ l’inizio di tutto, se vogliamo. Quali sono, invece, i tuoi prossimi progetti?

“Innanzitutto ‘Gerry’ farà parte di un progetto molto più ampio, che è un disco e che si chiamerà ‘Sulla strada’ e vedrà la luce tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. È un progetto veramente importante perché ripercorre la mia vita, la vita di mio padre attraverso sogni e delusioni, gioie e soddisfazioni ma anche dolori e insoddisfazioni, la nascita di mia figlia dove c’è un po’ tutta la mia vita… Insomma, eventi dove ciascuno si possa rispecchiare. E poi stiamo pensando, proprio in questi giorni, con l’ufficio stampa e la mia casa discografica di poter realizzare anche un docufilm che parli attraverso le canzoni della vita e della morte di mio padre, ma soprattutto che parli di rinascita. Questa è una parola molto importante tanto nel disco quanto nel docufilm”.

Giancarlo Di Muoio nella vita di tutti i giorni

Giancarlo Di Muoio intervista Gerry
Giancarlo Di Muoio (Foto © Giorgio Molfini)

Ma chi è Giancarlo nella vita di tutti i giorni?

“Guarda, sono una persona molto timida, l’esatto contrario di come sono sul palco. Nel senso che nella mia vita pubblica sono molto estroverso, amo quello che faccio, ma nella mia vita quotidiana sono timido, mi piace stare con la mia famiglia, giocare a calcio con gli amici, cose che fanno un po’ tutti. Io credo che sia una cosa importante trovare del tempo per queste cose, soprattutto dopo gli ultimi due anni. Per noi musicisti, come potrai immaginare, è stata molto, molto dura e solo adesso ci stiamo riprendendo e non vediamo l’ora di riabbracciare i fan e di continuare a cantare e a condividere emozioni”.

E parlando di musica ed emozioni, mi viene naturale chiederti: qual è la canzone a cui tu sei più legato?

“In realtà io non ho pubblicato molte canzoni anche perché sono molto critico nei confronti della mia scrittura, però naturalmente ti dico: ‘Gerry’, per l’importanza e per l’impatto che ha avuto nella mia vita e perché ha sancito una nuova strada da seguire”.

Vengo all’ultima domanda: qual è il tuo sogno più grande?

“Il mio sogno di musicista, in questo momento, è poter collaborare con Glenn Hansard, un artista irlandese che è stato premio Oscar nel 2008, insieme a Markéta Irglová per la miglior canzone. Lui a 13 anni ha iniziato a cantare e suonare per strada e non ha mai smesso, nemmeno quando è diventato famosissimo, anche suona in giro e collabora con Springsteen e con Eddie Vedder. Lui continua a suonare per strada perché è la sua linfa e la sua vita: ecco, mi piacerebbe collaborare con lui perché credo che la musica abbia un potere straordinario che sia in strada o in una stanza, che sia davanti a dieci, a cento o centomila persone. E condivido con lui questo pensiero, per cui mi piacerebbe tanto una collaborazione con lui, anche se conosco poco l’inglese. Lo ammiro molto!”

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