“‘Na finta e Lavezzi scioglie’ o sangue rinte ‘e vene”. Questa frase non veniva usata a Napoli da quando Diego Armando Maradona aveva smesso di giocare con gli azzurri. Eppure quel 6 luglio 2007 approda all’ombra del Vesuvio un altro scugnizzo giocatore.
Un altro portento, il solo dall’epoca di D10S che meritasse di “sciogliere il sangue nelle vene” con una sua finta. Cinque anni pazzeschi, tanti gol realizzati e assist per i compagni. Quello che faceva innamorare i napoletani de El Pocho Lavezzi non era soltanto la velocità, l’essere ambidestro, il senso del gol e la capacità di saltare l’uomo palla al piede.
Era anche il suo amore infinito per la città e tutto l’ambiente il suo sentirsi “terrone“, figlio del Sud, da bravo argentino. Prima sotto la guida di Edy Reja poi di Walter Mazzarri e in mezzo la parentesi di Roberto Donadoni Ezequiel Lavezzi ha saputo conquistarsi un posto nel cuore dei tifosi partenopei.
Tanto che ancora adesso viene ricordato con gioia e lui ricambia. Da poco infatti, il 21 aprile, ha pubblicato un post su Instagram con la maglia del Napoli con il numero 22 stampato addosso (come poteva essere altrimenti) e un messaggio di amore scritto come didascalia alla foto: “Napoli nel mio cuore”.
La pallonata de El Pocho Lavezzi a Massimiliano Allegri
Se si pensa al Pocho Lavezzi non si può non farsi venire alla mente anche quel 12 dicembre 2009 allo Stadio Sant’Elia quando al 95′ con gli azzurri che si erano fatti rimontare dal Cagliari e il risultato sul 3-2. Il mister d’allora, l’attuale juventino Massimiliano Allegri, allontanò il pallone messo in campo dal raccattapalle.
Lavezzi non ci vide più: prese quel pallone e lo scagliò contro lo stesso allenatore toscano e come conseguenza venne espulso. La partita finì 3-3 con il gol allo scadere su colpo di testa di Mariano Bogliacino. El Pocho Lavezzi, rimasto a bordo campo, scoppiò di gioia come tutta la squadra che non meritava una sconfitta.
A distanza di anni c’è chi giura che Allegri rivolse alcuni improperi razzisti contro i napoletani e lo stesso attaccante argentino e per questo lui reagì così. Perché a un napoletano, sebbene di adozione, puoi toccargli tutto ma non puoi insultare la sua terra, il suo popolo, i suoi mille colori.