EDIT Napoli è certamente una garanzia, lo ha dimostrato nei precedenti tre anni e sta continuando a farlo con l’altissima qualità degli espositori: dopo Michele De Lucchi e le “Casette delle Pezzentelle” alla chiesa di Santa Luciella ai Librai, è la volta di Allegra Hicks in mostra con la sua opera “Divinazione” nella splendida cornice della chiesa dei ss. Filippo e Giacomo ovvero il monumentale Complesso dell’Arte della Seta, situato in via san Biagio dei Librai 118.
Allegra Hicks è celebre a livello internazionale per le sue opere che fondono artigianato e textile art: il richiamo dell’arazzo – che ha le dimensioni di m 3,30 x m 2,20 – con il luogo che lo ospita, infatti, non è una casualità ma, come dichiarato dall’artista in persona, quasi un gioco del destino.
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Allegra Hicks per EDIT Napoli 2022: genesi di “Divinazione”
“Divinazione” è il racconto del sé, è la manifestazione dell’inconscio così come immaginato dall’artista con una combinazione di colori di per sé contrastanti ma che trovano nella mano della Hicks una loro posizione armocromatica. Siamo riusciti a incontrare direttamente l’artista che ci ha cordialmente rilasciato la sua personale interpretazione dell’opera attraverso un’intervista in anteprima.
Buongiorno Allegra e grazie per la tua disponibilità. Dunque, come mai la scelta di questo luogo, la chiesa dei ss Filippo e giacomo per l’esposizione della tua opera?
Quando ho girato Napoli con l’idea di poter fare qualcosa per il Cult di Edit, ovviamente sono rimasta incantata da questo spazio. Inoltre, l’idea che questa fosse una chiesa che ha a che vedere con la seta è stata una specie di folgorazione perché immagino che Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi avessero pensato a me per questo e così ho voluto fare un lavoro site specific: il lavoro, cioè, è stato creato per questo luogo, non è un lavoro che avevo o un lavoro che avevo creato per qualcos’altro. Questo per me era – ed è – un aspetto di primaria importanza.
Utilizzare la seta come materiale cardine ma facendo apparire la tela come “dipinta”. Come sei riuscita a combinare questo effetto?
Volevo usare quella che è la mia tecnica: il ricamo, qualcosa che ho sempre fatto e che continuo a fare da moltissimi anni. E avere una superficie completamente ricamata era un’idea che mi affascinava, mi interessava la pienezza del ricamo perché tra tutte le tecniche era quello che più facilmente mi poteva dare il senso dell’acquerello, che è il punto da dove io parto: quasi tutti i miei lavoro partono dall’acquarello, un medium che ha delle trasparenze. Mi interessano le trasparenze e lavoro su quelle perché la trasparenza mi dà tanti piani diversi.
Veniamo ora al titolo della tua opera, “Divinazione”. Per restare in tema, cosa ti ha ispirato?
Ho pensato inoltre a un lavoro che potesse in un certo senso mostrare il dentro e se io penso ad un corpo dentro penso al rosso; se penso allo spirito penso a questi azzurri, a queste cose così impalpabili. Volevo trovare una connessione diretta tra le due cose, una connessione che si fa armonia creando questa sorte di esplosione “contenuta”: è per me quasi un senso di “divinazione“, da cui – appunto – il nome dell’opera.
Mi piaceva, inoltre, l’idea di mantenere il senso della spiritualità, considerando che questo è un luogo sacro: che poi possa essere cattolica o altro, non è importante, lo è invece questa connessione con qualcosa di profondo e allo stesso tempo alto.
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La forma ricorda una mandorla. Per la tua opera o comunque nell’idea che avevi in mente, hai richiamato l’allegoria della mandorla per gli antichi o l’associazione ti è venuta immediatamente spontanea?
Si è trattato di un processo incredibilmente naturale. Solo in un secondo momento ho pensato che avrebbero potuto esserci delle similitudini con il passato ma lì per lì è stato tutto un processo naturale e spontaneo. Alle volte le cose ti vengono fuori senza sapere nemmeno il perché, come qualcosa che tiri fuori e non sai nemmeno da dove l’hai tirata fuori e certe cose solo in un secondo momento riesci a comprendere il perché. La mandorla è una di quelle, ad esempio.
Foto in evidenza di Mirko Silvestrini