Le violenze di un uomo ai danni della moglie incinta
Una storia di prolungati e incresciosi maltrattamenti quella emersa pochi giorni fa a Napoli. Lo scorso 13 luglio, un uomo di 39 anni ha accompagnato la propria moglie, incinta al sesto mese, presso l’ospedale San Giovanni Bosco, dove alla donna sono state diagnosticate lesioni multiple ed ecchimosi in tutto il corpo.
La notizia più atroce, tuttavia, riguarda proprio la gestazione. Il feto che la donna portava in grembo è infatti risultato morto, ucciso brutalmente dalle violenze perpetuate nel corso dei mesi.
Di fronte a prove tanto eloquenti, è emersa la terrificante verità : le aggressioni – sia dal punto di vista fisico che verbale – sarebbero iniziate addirittura nel 2016.
Un maltrattamento protratto negli anni
Dopo aver quindi trascorso 4 anni di inferno, il periodo di quarantena si è trasformato in una vera e propria prigione per la futura mamma. Il marito infatti la segrega in casa a partire dallo scorso marzo, accentuando umiliazioni e percosse, e provocando di conseguenza l’interruzione della gravidanza.
Tuttavia, la gravità della vicenda è ormai palesata: la Procura di Napoli emette un mandato di arresto nei confronti dell’uomo, con l’accusa di maltrattamenti aggravati e lesioni pluriaggravate.
Il mostro viene catturato la sera del 14 luglio dagli agenti, proprio nei pressi dell’ospedale in cui era ricoverata la vittima.

L’incubo può dunque dirsi terminato per la donna, ma le ferite da lei riportate, accumulatesi negli anni, appaiono tuttavia incancellabili. L’Istat ha riportato che le chiamate al numero antiviolenza 1522, nei mesi di marzo e aprile (durante la quarantena per il Covid-19), sono state 5.031, il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
E ad inorridire è il fatto che, nel 93,4% dei casi, la violenza si consuma proprio entro le mura domestiche – il luogo in cui, più di ogni altro, le persone dovrebbero sentirsi al sicuro -.