Il Covid non demorde: si pensa a lockdown intermittenti

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Lockdown mirati o intermittenti potrebbero essere la normalità per i prossimi

Mentre i dati della pandemia di Covid registrano quasi 20 milioni di casi in tutto il mondo, gli epidemiologi sono impegnati a studiarne l’andamento, le strategie per il contenimento e i possibili scenari futuri. Sulla rivista Nature, vera e propria autorità in campo scientifico, c’è chi ipotizza che saranno necessari lockdown intermittenti per molto tempo e che questi diverranno la nuova normalità a cui l’umanità dovrà abituarsi.

Secondo Harvard questa situazione potrebbe perdurare fino al 2025. Sebbene questa ipotesi non tenga conto dei vaccini che verranno sviluppati, la predisposizione di chiusure brevi e mirate, dopo quella totale sperimentata da Marzo a Maggio, è sempre stata una possibilità per gli epidemiologi, come spiega il fisico Enzo Marinari dell’Università La Sapienza di Roma.

Lo studioso però aggiunge anche che questo schema potrà essere messo in pratica solo se si potenzia il sistema di tracciamento che permette di individuare e isolare i contatti delle persone positive ai tamponi. Queste procedure non sono ancora state organizzate e applicate con rigore, in Italia come nel resto del mondo. Sostiene Marinari che, sebbene la situazione nel nostro Paese sia ancora sotto controllo, occorre fare attenzione e monitorare l’andamento dei contagi.

Preoccupa l’andamento della pandemia di Covid in autunno

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Campioni di Covid (foto dal web)

A settembre, spiega il fisico, sarà la riapertura delle scuole e la sicurezza nelle aule a giocare un ruolo fondamentale. In alcune nazioni, come Israele, si è osservato il picco proprio in concomitanza della ripresa delle lezioni. Inoltre l’arrivo dell’autunno e dell’aria più secca e fredda potrebbe favorire la trasmissione del virus SarsCov2, come scrive su Nature l’immunologa della Yale School of Medicine Akiko Iwasaki.

Ammette infine Rosalind Eggo, della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che fare previsioni è difficile, anche perché i vaccini in via di sperimentazione sono secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, già 26, ma non se ne conosce l’efficacia effettiva. È possibile, come sostiene Joseph Wu, dell’Università di Hong Kong, che si sviluppino vaccini che proteggano solo dai sintomi più gravi, diminuendo il numero di ricoveri in ospedale.

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