Napoli, 1 settembre 2023.
La città scende in piazza e fa sentire ancora una volta la sua voce per una giusta causa: giustizia per Giovanbattista Cutolo, il ragazzo ucciso a sangue freddo con alcuni colpi di pistola da un 16enne all’alba del 31 agosto scorso.
Giovanni, lo ricordiamo, aveva smontato dal turno di lavoro, operava come cameriere presso un pub nel centro di Napoli per mantenersi gli studi al conservatorio, e si era fermato a mangiare qualcosa. Raggiunto da un 16enne, che avrebbe avanzato il pretesto dello scooter parcheggiato male per iniziare una discussione, Giovanni si è accasciato a terra davanti al locale dove si trovava con la fidanzata e dove sarebbe morto pochi istanti dopo.
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“Giustizia per Giovanni”: quella Napoli buona che (re)agisce
Napoli non tace davanti un assassinio del genere: la città si ritrova a piazza Bellini, dalla quale si sposta dopo alcuni minuti di concitamento causati da un giovane propagandista – poi allontanato dalle forze dell’ordine e dalla folla stessa – per ritrovarsi a piazza Dante, luogo dal quale è partito il corteo.
Tappa finale piazza Municipio, a due passi da palazzo san Giacomo e davanti al locale dove l’atroce delitto si è consumato.
Leggi più severe. Certezza della pena. Giustizia per Giovanni.
Sono le parole mantra ripetute dal coro di amici che ha aperto il corteo, guidati dalla madre, Daniela Di Maggio. “Devono cambiare le leggi“ interviene la madre durante il corteo. “Un ragazzo di 16 anni che esce con una pistola ha contezza di quello che fa. Esce per sparare“.
Una madre che ritorna in strada per suo figlio, che non si chiude nel dolore e in casa ma che grida affinché queste morti non accadano più perché inaccettabili, come scandito davanti alle telecamere del TGR Campania durante la prima intervista dopo l’accaduto.
Giovanni era figlio di questa città che amava e in cui aveva trovato lo spazio per realizzarsi attraverso la sua più grande passione, la musica.
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Il corteo è la Napoli buona che resiste. La Napoli che, anche se stanca dall’ennesima vittima di camorra, (re)agisce contro un sistema, troppo spesso, marcio alla radice.
Foto in evidenza di Eleonora Masullo