Futura News

Coronavirus, una preghiera laica di vittoria e speranza

Coronavirus

Con l’emergenza sanitaria in atto del Coronavirus il mondo sta vivendo una situazione drammatica, inedita e per certi versi assurda. Alcuni di noi non si rendono ancora conto, nonostante l’alto numero di contagi, della realtà trasformata che si mostra davanti ai nostri occhi. Tutti i giorni, da settimane.

Non ci capacitiamo ancora di vedere le strade delle nostre amate città deserte dove il silenzio è diventato un rumore assordante. In cui le poche persone che scorgiamo in giro, magari mentre portiamo il nostro cane a spasso, indossano una mascherina. Oggetto che protegge ma anche un maledetto infernale arnese che copre i sorrisi, sebbene non ci sia niente da ridere.

Attendiamo la fine di questa paradossale vicenda con la speranza di non piangere ancora tanti morti e con il desiderio di strapparci via dal viso per sempre l’odiata e ultra ricercata mascherina, che nei momenti in cui ridiamo o contraccambiamo un sorriso ci rende dei robot tutti uguali.

Il Coronavirus in Italia ha evidenziato il divario tra nord e sud ma in linea generale ci ha anzi unito, rendendoci tutti uguali, figli adottivi dello stesso male. Ci sentiamo vicini anche se lontani quando accendiamo la TV all’ora di pranzo e non riusciamo a trattenere le lacrime quando l’inviato di turno ci rende il bollettino giornaliero dei contagiati e deceduti di qualsiasi Paese, qualunque sia il colore della pelle.

In questo senso l’umanità si è risvegliata in un incubo. Andiamo a dormire per aprire gli occhi l’indomani e pensare, ancora assonati, di aver fatto solo un brutto sogno. L’attimo poi, passa, e alzandoci dal letto realizziamo che siamo ancora su questa Terra gravemente malata. Allora ci pervade la rabbia e vorremmo abbracciare tutti gli ammalati di Coronavirus e sussurrargli piano all’orecchio che ce la faranno a vincere questa battaglia. Ma non possiamo. Non abbiamo modo di stargli vicino altrimenti ci contageremmo anche noi.

Ed è così che i defunti di quest’ultimo periodo se ne vanno in completa solitudine. Funerali che non avverranno mai, memorie non onorate e soprattutto ultimi giorni di vita vissuti con i dolori della malattia e con l’impotenza di non poter dire l’ultimo “ti voglio bene” guardando negli occhi le persone amate. Un’ingiustizia nell’ingiustizia.

Ma tutto questo però siamo sicuri che finirà. E verrà il giorno in cui potremo gettare la mascherina, uscire in strada senza un valido motivo e mostrare il nostro sorriso a quel commesso del supermercato a cui, nel periodo della quarantena, abbiamo già sorriso ma che non se n’è potuto rendere conto.

Andremo in giro e le nostre città ci sembreranno più accoglienti e splendenti. Il sole primaverile illuminerà le nostre figure di donne e uomini felici per il solo fatto di esistere. Adesso, qui, in questo momento storico. E finiremo sui libri di storia dei ragazzi che verranno e saremo considerati eroi per avercela fatta a superare la pandemia. Ognuno di noi, medico, infermiere, spazzino, inserviente, giornalista, operaio, fattorino, casalinga, nonno. Eroi dei giorni nostri. Eroi senza aver combattuto una guerra ma avendo vinto la battaglia più dura della nostra personale storia, diventata anche la storia di tutti noi.

Canteremo, danzeremo sulle note dei nostri inni nazionali in un unico grande coro universale. Andremo a fare festa per le strade. Saremo ubriachi di alcol e gioia. Impareremo ad apprezzare ogni piccolo frammento di vita. E ringrazieremo quel Dio umano che è sceso da quella croce, venendo in mezzo a noi, entrandoci dentro. Saremo felici solo perché siamo, nonostante tutto, Vivi.

Siamo una realtà indipendente
che
non riceve nessun tipo
di finanziamento.
Aiutaci a realizzare il nostro sogno,
dona anche tu

Siamo una realtà indipendente che non riceve nessun tipo
di finanziamento.
Aiutaci a realizzare il nostro sogno,
dona anche tu

futuranews

Iscriviti alla nostra Newsletter:
per te tante sorprese!