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Carlo Verna: “Se la libertà di parola non avesse limiti non ci sarebbero reati come l’apologia del fascismo”

Carlo Verna, presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, si è espresso a proposito della vicenda del giornalista Vittorio Feltri, che durante il programma ‘Fuori dal coro’  condotto da Mario Giordano di martedì 21 aprile, ha definito i ‘meridionali inferiori’, per poi ritrattare dalle colonne del suo giornale
Carlo Verna Vittorio Feltri

In un editoriale apparso su ‘Libero’ venerdì scorso, Feltri ha infatti scritto: “In quella frase non mi riferivo alle loro qualità morali e intellettuali, bensì al fattore economico, nettamente svantaggioso rispetto al Settentrione. In sostanza le mie dichiarazioni si riferivano al portafoglio e non certo al cervello”.

Lo stesso giorno, sulle pagine de “Il Corriere della sera”, Carlo Verna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha dichiarato: “Da Feltri posso accettare scuse nette meglio se accompagnate da dimissioni all’Ordine, non ulteriori mistificazioni, che vuole far passare per chiarimenti. La registrazione di quello che ha detto in trasmissione è chiara e viola le norme deontologiche e il principio costituzionale di non discriminazione. Devo difendere la categoria cui appartengono tra l’altro tanti giornalisti in questi giorni al fronte, ovvero negli ospedali dove si combatte il Covid, e ho la responsabilità di unire. Non tanto difendendo il Sud, ma spiegando che Feltri non è Milano, cui deve arrivare solo affetto da tutto il Paese”.

Sempre nella giornata di venerdì 24 aprile, il Consiglio dell’Ordine giornalisti Lombardia ha trasmesso al Consiglio di disciplina territoriale un centinaio di esposti su Vittorio Feltri. Nel comunicato stampa del Consiglio dell’Ordine giornalisti Lombardia si legge:

“Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha trasmesso tempestiva-mente al Consiglio di disciplina territoriale gli oltre cento esposti pervenuti a margine della trasmissione televisiva “Fuori dal coro” e relativi alle dichiarazioni del direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri. Anche a voler a prescindere dall’accertamento della responsabilità disciplinare e delle eventuali sanzioni, che possono essere adottate solo dal Consiglio di disciplina territoriale e all’esito di un procedimento in contraddittorio disciplinato dalla legge, il Consiglio dell’Ordine prende le distanze dall’uso di linguaggi, di categorie di pensiero e di modalità di espressione non ammissibili per un iscritto all’Ordine dei giornalisti. La libertà di pensiero, che è cardine della democrazia e pilastro della nostra professione, esige forme di manifestazione che non possono mai sconfinare nella contumelia né attingere a usurati luoghi comuni, a pregiudizi o discriminazioni che sono la negazione delle regole di civiltà e di rispetto”.

L’intervista a Carlo Verna

Ieri, ho raggiunto telefonicamente il giornalista, nonché presidente dell’Odg nazionale, Carlo Verna:

Carlo Verna
Carlo Verna

Alcuni si sono appellati, per quanto riguarda le parole di Vittorio Feltri, alla libertà di parola

“Se la libertà di parola non avesse limiti non ci sarebbero reati come l’apologia del fascismo e cose del genere. È ovvio che la legge Mancino censura i comportamenti razzistici poi ci sono altre leggi deontologiche e altre leggi dello Stato. C’è l’articolo 3, noto come l’articolo sull’uguaglianza. L’unica cosa che posso fare è sollecitare le dimissioni di Vittorio Feltri perché non è gradito all’interno dell’Ordine. È il giudice, il consiglio disciplinare della Lombardia che deve decidere e quindi in questo senso non servono a niente le varie petizioni” – conclude Carlo Verna -. 

Nel giorno della Liberazione, Carlo Verna è intervenuto anche su una vicenda discriminatoria nei confronti dell’agenzia di stampa “Italpress“: “Con cadenza quasi quotidiana arrivano ventate di discriminazione territoriale che meritano sdegno e tolleranza zero da parte di chi ha cuore i valori della democrazia e della libertà che proprio oggi si festeggiano. Esprimo, pertanto, la piena solidarietà all’agenzia stampa Italpress oggetto di un attacco scomposto, infondato e dai toni discriminatori da parte di una esponente della Lega, Elisa Montemagni, capogruppo nel Consiglio regionale della Toscana. Le testate giornalistiche sono espressione di pluralismo e democrazia e la loro collocazione geografica è irrilevante visto che nulla to-glie o aggiunge alla professionalità che viene posta nell’impegno quotidiano tipico delle agenzie che, è bene ricordarlo, sono la spina dorsale dell’informazione. È curioso pure il ragionamento, ci si lamenta che da altre agenzie non arrivino notizie, ma non le si vuole da quella che le da’, sottolineando che ha sede a Palermo. Sarebbe come dolersi che la Cnn ha sede ad Atlanta e fa informazione ampia territorialmente e completa. Ci aspettiamo dissociazione piena an-che dai vertici Lega”. 

Sempre venerdì scorso, “il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha rilevato, a seguito del monitoraggio degli uffici relativo alla trasmissione “Fuori dal Coro”, alcuni elementi critici nella puntata andata in onda su Rete 4 il 21 aprile 2020. Il Consiglio ha ritenuto che specifici passaggi, nelle modalità di conduzione dell’intervista al Direttore di un quotidiano nazionale, costituiscano una violazione dei principi e degli obblighi del Regolamento di contrasto all’”hatespeech” di cui alla Delibera 157/19/CONS”.

Per questo l’Autorità – spiega una nota in merito all’intervento di Vittorio Feltri – ”ha giudicato la violazione sistematica e particolarmente grave e ha avviato pertanto nei confronti della Società RTI (società del gruppo Mediaset -ndr-) un procedimento sanzionatorio ai sensi dell’art.7 comma 2 del Regolamento”.

In particolare, secondo l’Agcom, “nel corso di un’intervista nella quale sono stati espressi giudizi sommari e ingiustificati volti a riproporre stereotipi relativi alla provenienza territoriale dei cittadini italiani, il comportamento del conduttore, ad avviso dell’Autorità, non ha assicurato il rispetto dei principi e delle disposizioni cui devono adeguarsi i fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici soggetti alla giurisdizione italiana nei programmi di informazione e intrattenimento, per assicurare il rispetto della dignità umana e il principio di non discriminazione e contrasto alle espressioni di odio, come definite alla lett. n) dell’art. 1 della Delibera 157/19/CONS”.

“Le violazioni riscontrate – peraltro oggetto di una comunicazione anche da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, nel rispetto della separazione di responsabilità e di funzioni – sono state valutate dall’Autorità particolarmente gravi, anche in ragione della circostanza che gli episodi di ripetuta discriminazione e valutazione stereotipata nei confronti di gruppi di cittadini sono avvenuti nell’ambito di un dialogo tra due giornalisti tenuti, per altro verso, al rispetto delle norme e attribuzioni dell’Ordine, richiamate dallo stesso art. 2, comma 2, del Regolamento“.

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“In conclusione, in considerazione della circostanza che la trasmissione è già stata oggetto di accertamento della violazione del Regolamento nel mese di marzo ai sensi dell’art. 7 comma 1 della delibera 157/19/CONS, per infrazioni contestate già nel luglio 2019, e che in quella sede si è convenuto sulla necessità di continuare a monitorarne l’andamento, l’Autorità ha giudicato la violazione sistematica e particolarmente grave e ha avviato pertanto nei confronti della Società RTI un procedimento sanzionatorio ai sensi dell’art.7 comma 2 del Regolamento”.

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