7 luglio 2022, Bologna Sonic Park: una data e una meta stampate nei cuori di chi, ormai da 2 anni, attendeva l’unica tappa italiana del supergruppo britannico Iron Maiden. Dopo i ripetuti rinvii a causa della pandemia da COVID-19 l’attesa sembrava essere giunta al termine per le 30.000 persone radunatesi all’Arena Parco Nord, salvo poi trovarsi spiazzati dall’ennesima delusione made in Italia.
La band avrebbe dovuto esibirsi portando sul palco il Legacy of the Beast Tour, con una scaletta di brani che, seppur sparuti, prometteva di incendiare gli animi già dai primi accordi di basso. Ad aprire il concerto troviamo tre brani del nuovo album uscito nel 2021: “Senjutsu”, omonimo dell’album stesso; “Stratego”, e “The writing on the wall”.
Dopodiché si passa a brani che hanno fatto la storia dell’heavy metal internazionale, da “The trooper” a “Run to the hills”, da “Aces high” a “The number of the Beast”. Brani massicci sia dal punto di vista lirico che dal punto di vista prettamente melodico, con intro complesse e sonorità “diaboliche”.
Tutto questo si aspettavano i fan, arrivati da ogni parte del mondo per poter vedere i Maiden ritornare a calcare le scene dopo 2 anni di stop. Naturalmente, come ogni “portata principale” che si rispetti, il concerto era previsto per le ore 21:00, e la band avrebbe dovuto essere l’ultima a salire sul palco (last but not least).
Prima volta a Bologna del Sonic Park
Prima di loro, a titillare le orecchie, il gruppo gothic metal tedesco Lord of the Lost, guidati dal frontman Chris Harms, e la band hard rock australiana Airbourne. Entrambe le band si sono dimostrate più che all’altezza, portando l’anima e la voce sotto l’impietoso sole bolognese.
Lord of the Lost al Sonic Park
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Fondato nel 2007 ad Amburgo, il gruppo ha all’attivo 7 album pubblicati con l’etichetta discografica Napalm Records (nomen omen), l’ultimo dei quali uscito l’anno scorso (“Judas”). Non ha un genere specifico ma spazia dall’heavy metal al glam rock, con forti influenze stilistiche legate da una parte alla musica classica e ai suoi stilemi, dall’altra all’industrial (strizzando decisamente l’occhio verso i compatrioti Blutengel e i norvegesi Combichrist).
Gli Airbourne al Sonic Park di Bologna
Più familiari risulteranno gli Airbourne a chi già conosce e ama gli Iron Maiden. Il gruppo nasce nel 2003 in Australia, seguendo il percorso già battuto una volta dagli AC/DC e ispirandosi fortemente al modello della band di Sydney. Sul palco bolognese sono stati portati i loro più grandi successi, come “Runnin’ wild” e “Girls in black”, oltre che “Boneshaker” che presta anche il nome all’album omonimo.
L’intervento della Protezione Civile
Non solo Iron Maiden quindi, e per fortuna considerato com’è andata a finire la serata. La tempesta sembrava dovesse abbattersi su Bologna proprio al termine dei preparativi per la scenografia del brano d’apertura, Senjutsu.
Nel giro di un quarto d’ora ha iniziato a piovere e a soffiare un fortissimo vento che ha costretto i tecnici a smontare prima gli amplificatori verticali, e poi gli schermi disposti ai lati del palco. Poi la richiesta di uscire dal pit per la propria incolumità personale, dove 4.000 persone continuavano a rimanere accalcate nonostante il maltempo in avvicinamento.
Infine, l’annuncio tanto temuto: concerto annullato causa avverse condizioni meteorologiche.
Queste le parole del manager della band, Rod Smallwood: “Io e la band siamo estremamente dispiaciuti per non aver potuto suonare di fronte ai nostri fan a Bologna ieri sera. Mentre le condizioni del meteo peggioravano, gli organizzatori sono venuti da noi per condividere la preoccupazione per la sicurezza di tutti in merito alla possibilità di svolgere comunque lo show in queste difficili condizioni. È stato fatto tutto il possibile ma alla fine è stata presa la decisione di cancellare l’evento per motivi di sicurezza, annunciandolo dal palco”.
“Devo dire che sono completamente d’accordo con questa decisione che trovo molto responsabile, considerando i fulmini e i fortissimi venti che si stavano abbattendo sull’area. Amiamo esibirci in Italia e l’ultima cosa che avremmo voluto accadesse è proprio dover essere costretti a non suonare. Ci dispiace moltissimo per tutti i nostri fan che erano venuti a vederci. Capiamo e condividiamo la loro frustrazione. Non è possibile, purtroppo, riprogrammare questo concerto ma promettiamo ai nostri fan italiani che torneremo il prossimo anno”.
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L’attesa continua, quindi; per la band inglese, e soprattutto per le 30.000 persone zuppe sotto il cielo nero che hanno continuato a gridare “Maiden Maiden!” finché non c’è stato più nulla da fare, se non tornarsene a casa in auto, in autobus, o in aereo.