Nonostante i due mandati di espulsione a suo carico, il tunisino che ha assassinato il prete di Como era ancora in Italia: si riconfermano le perplessità in merito alla gestione dei migranti
Due i mandati di espulsione a carico di Radhi Mahmoudi, il tunisino che ha assassinato a Como don Roberto Malgesini, il “prete degli ultimi”. Tuttavia, ci si domanda come mai, nonostante i provvedimenti presi nei suoi confronti, l’uomo fosse ancora in Italia. Questa situazione, paradossale nella sua gravità, conferma l’inadeguatezza delle regole che gestiscono i rapporti fra i migranti e lo Stato. L’avvocato milanese Mauro Straini, commentando proprio tale legge, la definisce “utopica, in quanto inapplicabile sia dalla parte dello Stato che della persona espulsa“.
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L’assassino di don Roberto e il motivo per cui era ancora in Italia

Radhi Mahmoudi, giunto in Italia nel 1993, si era sposato con una donna italiana, e lavorava nel paese. Terminato il matrimonio – con tanto di due sentenze per maltrattamenti in famiglia ed estorsione – il giovane perse il proprio mestiere. A giugno del 2018, fermato dalla polizia perché non in possesso di documenti, gli era stato firmato il “foglio di via“. A seguito di ciò, Mahmoudi aveva presentato ricorso per motivi di salute, ma la sua domanda era stata respinta dal giudice di pace nello stesso luglio. Nella primavera di questo anno, in piena pandemia, il tunisino è stato nuovamente fermato e classificato come “irregolare”, ma la sua espulsione non era attuabile a causa del Covid. Inoltre, essendo Mahmoudi un “senza dimora fissa“, una volta ignorato il “foglio di via” le forze di polizia avevano perso le sue tracce, tanto da ricontrollarlo circa due anni dopo dal primo mandato di espulsione.
Come mai la legge che gestisce i migranti non funziona? Sempre secondo l’avvocato Straini, due sono i motivi: il primo è che, dal punto di vista dello Stato, rispedire una persona nella propria patria è un’operazione dal costo elevato; il secondo fa leva sul fatto che non ci sono accordi bilaterali per sostenere questa pratica.
Il tunisino, dopo aver confessato l’omicidio del prete, si è giustificato dicendo che quest’ultimo, al pari degli altri, non lo avrebbe aiutato a restare in Italia.
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