Leonardo Badalamenti, il figlio di quel Don Tano Badalamenti, mandante dell’assassinio di Peppino Impastato, è stato arrestato in provincia di Trapani
Ad arrestarlo, la Dia di Palermo, che lo ha colto nella casa della madre, presso Castellammare del Golfo. Su di lui, pendeva un mandato di cattura internazionale dell’autorità giudiziaria di Barra Funda, distretto di San Paolo in Brasile, per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Proprio in Brasile, Badalamenti era già stato arrestato nel 2009, insieme ad altre 19 persone, per associazione mafiosa, corruzione e truffa.Tra i vari crimini emersi dalle indagini, era reo di negoziazioni di titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela, con la complice intermediazione di un funzionario corrotto del Banco centrale, ma anche di truffe alle filiali della Hong Kong Shanghai Bank, della Lehman Bank e della HSBC, per un importo di centinaia di milioni di dollari.
La vicenda del casolare confiscato, che ha fatto emergere il mandato di cattura di Leonardo Badalamenti
Badalamenti girava con la falsa identità di Carlos Massetti, sedicente uomo d’affari sudamericano, ed era ormai latitante dal 2017, proprio in seguito al mandato dell’autorità brasiliana. Eppure in Sicilia, il figlio del boss si è reso eclatante protagonista proprio venerdì di un’azione prepotente, impossessandosi di un casolare di Cinisi, il paese dove spadroneggiava il boss locale don Tano, suo padre, e dove faceva resistenza Giuseppe Impastato con la sua attività politica e la divulgazione di satira e denunce tramite Radio Aut. Tale casolare era finito per errore in un decreto di confisca di beni; la Corte d’Assise aveva in effetti annunciato la restituzione del bene alla famiglia, ma il provvedimento di revoca della confisca non era ancora giunto al sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo. Da qui, alcune intimazioni del Badalamenti al Comune, seguite dal’indebita riappropriazione dell’immobile. L’intervento dei carabinieri ha dato via a un controllo da cui è emerso il mandato di cattura internazionale.
Il sindaco si era già espresso sui fatti di venerdì: “Con fare arrogante aveva addirittura cambiato la serratura del cancello d’ingresso; si faceva forte di un provvedimento della corte d’assise di Palermo che ha restituito quel bene alla famiglia Badalamenti. Ma è una decisione non ancora definitiva. E comunque quel casolare, su cui il Comune ha investito tanto per fare attività sociali, noi non lo restituiremo mai.” – e poi ancora – “Non siamo disposti a tollerare simili atteggiamenti da nessuno, figuriamoci dal figlio di un boss. Rivendico la scelta di averlo allontanato dopo che si era già introdotto nell’immobile. Riteniamo che, a prescindere dal contenzioso, il signor Badalamenti non riavrà mai il suo bene perché esiste una legge che ci consente di trattenerlo al patrimonio di Cinisi e dei suoi cittadini. Una legge chiara che intendiamo applicare. Il casolare non è casa sua, ma dei ragazzi della nostra comunità. Anzi, sin d’ora mi adopererò affinché alcuni spazi siano assegnati a Casa Memoria“.
Peppino Impastato e Don Tano Badalamenti, una questione di Memoria
Il riferimento è alla “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato“, un’associazione (che ha la casa natale di Impastato come sede principale) dedicata alla divulgazione del percorso di lotta di Peppino ed in seguito della madre, ed oggi uno dei maggiori luoghi-simbolo del’antimafia. E la Memoria non può essere disgiunta dalla vicenda dell’arresto: fermare Leonardo Badalamenti va oltre la giusta cattura per i crimini commessi, è anche uno stop allo scempio contro la memoria, lo scempio di una possibilità di continuare a delinquere che è essa stessa beffa alla lotta di Peppino Impastato e dell’antimafia tutta. Su questa riga le parole di Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia: “Chi ricorda la storia, sa quanto Peppino abbia dissacrato ‘Zio Tano’, il capomafia di Cinisi cui era legato da vincoli di parentela, cui riservava comunque un trattamento dissacratorio e sarcastico per cui pagò con la vita. Oggi si ha notizia dell’arresto del figlio. Per traffico internazionale di stupefacenti. Se riuscissimo a recuperare l’intelligenza e la passione antimafia di Peppino, gelosamente custoditeci da mamma Felicia e da Giovanni, fratello di Peppino, non solo a Cinisi, ma in tutt’Italia gli uomini di Cosa nostra sarebbero più nervosi“.
Tutti ricordano il celebre film “I cento passi“, di Marco Tullio Giordana, che all’inizio del millennio ha reso molto nota e popolare la storia di Impastato. La coscienza collettiva certamente può vivere questo scacco come un passo contro il deturpamento della legalità e della memoria.