Alexandra Ocasio-Cortez non accetta le scuse di Yoho e dice “no” all’ipocrisia sessista

Alexandria Ocasio-Cortez

Lo scontro fra Alexandra Ocasio-Cortez e il collega Ted Yoho

Non starò sveglia fino a tarda notte ad aspettare le scuse di un uomo che non ha rimorsi per aver usato un linguaggio offensivo nei confronti delle donne“.
Durante l’intervento di ieri alla Camera, Alexandra Ocasio-Cortez, la più giovane deputata della storia americana, ha deciso, per l’ennesima volta, di porre fine ad ogni tipo di ipocrisia. Non ha accettato scuse di circostanza, non ha abbassato la testa ad un sistema che lascia da sempre impuniti episodi di sessismo, che per le donne sono all’ordine del giorno.

Nel suo discorso al Congresso ha preso parola per denunciare il comportamento del deputato repubblicano Ted Yoho, che l’aveva apostrofata con l’appellativo fucking bitch. Sì perché il deputato, mentre la Cortez si recava a lavoro, si era sentito autorizzato ad urlare alla collega che era una “pazza”, “senza controllo” e una “fottuta puttana”.
L’episodio risulta essere conseguenza di un acceso scontro sui motivi dell’impennata dei crimini in numerose città, che, secondo la deputata socialista, è frutto della disoccupazione crescente e della mal gestione del virus.

Secondo il deputato, invece, sarebbe causa delle manifestazioni e dei tagli economici alla polizia. A quanto parte, tale divergenza ideologica è stata sufficiente per approcciare la collega fuori dall’aula e insultarla davanti ad un giornalista, che ha subito messo in luce l’accaduto. Alexandra Ocasio-Cortez fa altrettanto su Twitter con un post: “Bitches, here get stuff done” (“Quelle come me, sanno come fare le cose”)

Il tentativo di “scuse” di Ted Yoho

Ted Yoho
Ted Yoho (foto dal web)

Il politico, dubbiosamente mosso da rimorso e spinto probabilmente dal “politically correct”, ha fatto marcia indietro pubblicamente in aula, ma nel suo discorso di scuse non cita direttamente la Ocasio-Cortez, dicendo di essere stato troppo aggressivo con una collega e di aver “esagerato con i toni”, ma giurando di non aver mai usato parole offensive essendo “un padre di famiglia”.

Come se potesse bastare, come se fosse motivo sufficiente per la redenzione, come se, dopo episodi del genere, si potesse andare oltre come se nulla fosse accaduto utilizzando la famiglia come espediente.  Alle donne questo accade quasi sempre e da sempre, per via di parole a cui il mondo concede leggerezza ma che per le donne sono pesi che si accumulano, umiliazioni, parole zittite, quasi sempre, dalla paura.

Alexandra Ocasio-Cortez che si batte per i diritti, compresi quelli delle donne, lo fa anche questa volta, in un discorso salace, necessario e straordinariamente audace che, in poche ore, fa il giro del mondo.

La Alexandria Ocasio-Cortez difende i diritti delle donne e denuncia la cultura sessista

Alexandra Ocasio-Cortez
Alexandra Ocasio-Cortez (foto dal web)

«I commenti del deputato Yoho non mi hanno colpita più di tanto. Ho fatto in passato un lavoro “normale” e ho preso la metropolitana a New York, non era la prima volta che mi succedeva» ha detto Alexandria Ocasio-Cortez nel proprio discorso.

Nonostante una parvenza di scuse da parte del collega, la deputata del Bronx sceglie di non rimanere in silenzio, sceglie di dare un nome alle cose e di non abbassarsi all’ennesimo compromesso. Perché ciò che viene da pensare è che, in un sistema di potere fortemente patriarcale come quello americano, una donna con un’identità così forte come Ocasio-Cortez rappresenti una figura scomoda, quasi una minaccia alla virilità per alcuni, soprattutto per il gran lavoro rivoluzionario che in poco tempo sta riuscendo a fare, attraverso idee concrete e anticonformiste, imponendosi all’interno del panorama politico con una grande preparazione, concretezza e un forte senso di giustizia.

La sua integrità politica, che la rende una figura estremamente forte, però, non ha avuto mai bisogno di ricorrere a mezzi denigratori nei confronti dei colleghi per affermarsi o contrastare un pensiero politico divergente dal proprio. Al contrario, “fucking bitch” non pare di certo essere un’opinione sull’operato politico della collega.
Yoho – ha detto la deputata democratica al Congresso – ha affermato di avere una moglie e due figlie. Ho due anni meno della figlia più giovane del signor Yoho. Anch’io sono la figlia di qualcuno. Mio padre, per fortuna, non è vivo per vedere come il signor Yoho ha trattato sua figlia. Mia madre ha visto in tv la mancanza di rispetto manifestata dal signor Yoho in questo palazzo. E sono qui perché devo mostrare ai miei genitori che sono loro figlia e che non mi hanno cresciuta affinché accettassi abusi dagli uomini“.
Il punto che la Cortez sottolinea con fermezza è che il tentativo di giustificare un atto sessista con la carta del “padre di famiglia” è espressione di un sistema che regge saldamente una “cultura dell’impunità” e che non sempre coincide con la “dignità” di cui parla il deputato.
“Avere una figlia non ti rende un uomo dignitoso, avere una moglie nemmeno. Trattare le persone con dignità e rispetto, questo ti rende un uomo dignitoso. E quando un uomo dignitoso fa un casino, come capita a tutti e come tutti siamo tenuti a fare, deve fare il possibile per rimediare all’errore. – dice infatti la Cortez – Il problema è che non si tratta di un episodio isolato. È un fatto culturale. Ovvero, è la cultura di mancanza di impunità, di accettazione della violenza e di un linguaggio violento contro le donne e di un’intera struttura di potere che lo sostiene.”
Continua:
“Voglio ringraziare il senatore Yoho per aver mostrato al mondo che puoi essere un uomo potente e assalire le donne. Puoi avere figlie e assalire le donne senza rimorso. Puoi essere sposato e assalire le donne. Puoi scattare foto e proiettare un’immagine di te come uomo di famiglia e assalire le donne, senza alcun rimorso e con un senso di impunità” .
Alexandra Ocasio-Cortez decide di non lasciar andare ed esorta le colleghe a denunciare e condividere le loro storie di molestie e maltrattamenti. Infatti, tredici donne, compresa Nancy Pelosi, leader del partito alla Camera lo hanno fatto immediatamente. La Cortez, con il suo discorso, decide ancora una volta di non parlare a bassa voce, di non coprire più un sistema bigotto e omertoso, di sfidare la paura a testa alta, a nome di tutte le donne.

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